Liberi
Etica della vita
Pubblicato il Novembre 21, 2025

Liberi di giocare le nostre carte

Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon

Sri Jawaharal Nehru fu il primo ministro indiano dal 1947 fino alla sua morte. La figlia, forse più famosa del padre, Indira Gandhi, sposò un Gandhi (non parente del mahatma) e fu anche lei primo ministro. Sri Jawaharal disse una frase che si è dimostrata lungimirante in una impostazione morale che vede l’uomo non totalmente libero ma condizionato da una serie di fattori di varia natura: biologici, psicologici, antropologici, culturali, storici eccetera. “La vita è come un gioco a carte: la mano che ti viene servita rappresenta il determinismo; il modo in cui giochi è il libero arbitrio ”. In questa frase si paragona la vita dell’uomo a un gioco di carte: qualcuno, dal mazzo, offre delle carte che rimangono tali per tutta la vita e questo rappresenta i condizionamenti dell’uomo (forse determinismo è troppo).

Nessuno può escludere che ogni persona sia condizionata nel suo agire in diversi modi e a diversi livelli; questo aspetto è manifesto in quelle carte che ognuno di noi ha e che non se le ha scelte. All’uomo, rimane la libertà di giocare ciò che ha in mano e in base alla propria strategia di gioco esprime la sua libertà mai disgiunta dalla responsabilità perché gioca liberamente, scegliendo e volendo. Se non posso essere diverso da quello che sono devo giocarmi la mia vita in base alle mie prospettive, che possono essere religiose, filosofiche o di altra natura ma che comunque orientano la scelta di un gioco piuttosto che un altro. Nessuno si può sottrarre a questa dinamica ed è questo modo di vivere che rivela gli altri quali sono le coordinate scelte per l’esistenza. Sarebbe quindi insensato pensare che noi siamo totalmente liberi, come pure insensato è credere di essere determinati totalmente; nella nostra libertà condizionata ci giochiamo la reputazione e la coerenza con il nostro credo nella misura in cui conduciamo il pericoloso ma affascinante gioco della vita.

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