Battesimo del Signore
Commento al Vangelo - Domenica 10 Gennaio 2021
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,7-11)
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Commento di don Carlo Bellini
Il tempo liturgico di Natale termina con il battesimo di Gesù, che quest’anno leggiamo nella versione dell’evangelista Marco. Il breve brano di questa domenica tiene insieme la profezia di Giovanni Battista su “uno che viene ed è più forte di me”, con la scena vera e propria del battesimo di Gesù. Appena tre versetti che ci fanno apprezzare lo stile narrativo essenziale e denso di Marco. Non troviamo qui il dialogo tra Gesù e Giovanni sull’opportunità del battesimo ma quasi solo la registrazione dell’evento. Gesù viene da Nazaret, cioè da casa sua, e va direttamente a farsi battezzare. Si tratta del primo ingresso in scena di Gesù e del primo evento che lo riguarda. In realtà c’è lui e ci siamo noi ad assistere a questa che è una vera e propria teofania. Lo squarciarsi dei cieli esprime un’apertura tra il mondo del divino e quello degli uomini. In questo momento si rimette in moto la storia della salvezza e la comunicazione tra Dio e l’umanità finalmente ha un sussulto. Il testo sacro ha il coraggio di dire che in certi momenti i cieli sono chiusi, e tra gli uomini e il loro dio cala una certa incomunicabilità, che rende il mondo un posto incerto e in fondo triste.
Subito: compare qui per la prima volta l’avverbio “subito”, euthus in greco, molto spesso usato da Marco in particolare nella forma “e subito”. Rende bene il senso di urgenza e di pronta risposta che richiede l’incontro con Gesù.
Gesù è colui che, anche oggi, può riaprire il cielo nella vita di ognuno; accogliere la buona notizia del vangelo che Gesù porterà è lasciare che per ognuno di noi si apra un cielo, che forse era chiuso da tanto tempo che non ricordavamo più che potesse essere luminoso.
Dai cieli scende lo Spirito, che consacra Gesù, lo sceglie e lo conferma. La storia passa attraverso le scelte di Gesù che si donerà totalmente agli uomini, ma l’Amore del Padre lo sosterrà in questa vita di donazione. Ma ancora di più. Le parole che Gesù ascolta dicono di un Tu che Dio rivolge a Gesù, di un amore da Padre a Figlio, di soddisfazione per come il figlio è cresciuto e per le azioni che compirà. Se volessimo con un azzardo pensare alla psicologia di Gesù, potremmo dire che il battesimo è per lui un momento in cui prende consapevolezza della sua identità, fondata in una relazione di amore e destinata ad una missione.
Squarciarsi: il verbo schizomai, reso con squarciarsi, non è usuale per rendere l’apertura dei cieli in una visione (più comune è il verbo anoigo). Indica bene qualcosa che si apre e non può essere richiuso, tanto che ricompare in Mc 15,38 quando al momento della morte di Gesù il velo del tempio si squarciò. È chiara l’intenzione di Marco di mettere in relazione il battesimo e la morte di Gesù.
Tutti gli uomini crescono nella trama di relazioni d’amore e possono, così sostenuti, trovare lo spirito per dimenticarsi di sé e dedicare la propria vita agli altri. Alcuni uomini poi riescono anche ad aprire il loro cuore fino a udire la voce del Padre che dai cieli, lasciati aperti da Gesù, continua a parlare e a proporsi come un Tu, disponibile ad amare e ad essere amato.