«Il Regno è come un granello di senape»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 13 Giugno 2021
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? E’ come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto». (…)
Commento
Il vangelo di questa domenica è tratto dal capitolo 4 di Marco, che presenta, tra le altre cose, alcune parabole sul Regno di Dio che hanno come tema il seme. Inizia con la famosa parabola del seminatore e la sua spiegazione sulla qualità dei vari terreni. Poi ci sono le due piccole parabole di oggi che riprendono i temi del seme e della terra. La prima pone l’accento sul fatto che dopo che è stato seminato il seme cresce da solo, senza che il contadino faccia niente. Lo stesso ritmo della narrazione è lento e disteso quasi a indicare che tutto funziona in modo tranquillo.
Verbi di crescita: si usano in questo brano il verbo blastao, che significa “germogliare”, mekynomai, che signifi ca “crescere” (alla lettera “allungarsi”) e karpophoreo che significa “portare frutto”.
A ben vedere il vero protagonista di questa parabola è la terra, tanto che qualcuno la chiama la parabola della terra che produce frutto da sé. La qualità del terreno era al centro anche della parabola del seminatore, pochi versetti prima; in questo caso la terra è buona e dunque seguiamo il percorso del seme quando non incontra difficoltà. La descrizione minuziosa della crescita e l’esplicito riferimento alla terra ci fanno capire che il centro della parabola è la produttività della terra e il contemporaneo “non sapere come” dell’uomo. Tra l’altro la descrizione dei processi agricoli non è realistica perché neanche ai tempi di Gesù i contadini si limitavano ad aspettare il raccolto.
Con questa parabola Gesù vuol far capire ai suoi che la semina della Parola è stata fatta ed è necessario attendere con fiducia che la terra del Regno porti i suoi frutti, confidando nella forza del seme e della terra. La spontaneità della crescita e il fatto che il contadino non debba affannarsi ci invita ad avere fiducia che il Regno cresce e si fa strada silenziosamente e senza che noi ce ne accorgiamo.
Spontaneamente: in greco automate. L’aggettivo automatos indica cose che accadono senza una causa spiegabile. E’ usato nella bibbia greca per descrivere la crescita spontanea negli anni sabbatici e giubilari (Lv 25,5.11). Dal punto di vista teologico il termine suggerisce che dietro la crescita c’è l’azione di Dio.
Si tratta di una crescita misteriosa che non controlliamo e che non dipende da noi, una crescita che non possiamo seguire e verificare. Possiamo riflettere sulla nostra vita e sulle nostre comunità da questa prospettiva. Ogni tentativo di misura e di valutazione pare essere fuori luogo; per quanto riguarda la diffusione del Regno bisogna fidarsi di Dio. Questa parabola come quella che segue sono state scritte per comunità perseguitate e quindi anche scoraggiate; per loro erano un invito a confidare che, nonostante le difficoltà, la Parola si stava diffondendo e misteriosamente avrebbe portato frutto. La seconda parabola ci parla di un piccolo seme, il più piccolo, che però quando cresce, quando si ha la pazienza di vederlo crescere, diventa un albero ospitale.
Il granello di senape era proverbiale per la sua piccolezza e il centro della parabola è il contrasto tra la piccolezza del seme e la (relativa) grandezza della pianta che genera. Anche qui c’è la certezza che i frutti non mancheranno, nella forma del prendere rifugio, del fare il nido, del trovare casa. Il Regno è un luogo accogliente per gli uomini. Di fronte a questi testi che ci raccontano di una crescita “automatica” del Regno, viene da chiederci qual è la parte dell’uomo, anche perché spesso pensiamo che tutto dipenda da noi anche nella nostra vita di fede.
Granello di senape: famoso per la sua piccolezza. In Mt 17,20 una fede piccola è paragonata a un granello di senape. Tuttavia la pianta della senape in Palestina può arrivare a circa tre metri, è una pianta resistente e cresce rapidamente. Forse anche questa resistenza e diffusività sono una caratteristica del Regno di Dio.
Il testo di oggi, con tutto il capitolo 4, ci orienta a una risposta. Per ben cinque volte è usato il verbo ascoltare, ai versetti 3,9,23,24,33. L’ascolto è la prima azione richiesta all’uomo. Prima di ogni sforzo e impegno etico è necessario aprirsi a un ascolto profondo, che raggiunga gli abissi dell’interiorità e susciti la speranza. L’ascolto è ostacolato dal ripiegamento su di sé e dalla dispersione nell’esteriorità, mentre è favorito dal silenzio interiore e da una tranquilla fiducia.
Le parabole di oggi ci parlano anche del mistero di Cristo. Gesù, che muore sulla croce ed è sepolto, è come un piccolo seme dal quale è difficile sperare che possa nascere il grande albero della vita; al contrario la sua resurrezione apre la via della vittoria del Regno. Tutto il capitolo 4 con le parabole sul seme e la terra, mostra che nonostante le difficoltà (vv. 4-9), l’apparente inattività (vv. 26-29) e la piccolezza della semente (vv. 30-32) il Regno di Dio si fa strada nel mondo. E’ un invito a non temere le difficoltà e la piccolezza ma ad avere fiducia nella forza del Regno.