«Perché avete paura? Non avete ancora fede?»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 20 Giugno 2021
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41)
In quel tempo, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Commento
Il vangelo di questa domenica ci propone il brano della tempesta sedata dell’evangelista Marco. Siamo alla fine del capitolo quattro, nel quale Gesù ha lumeggiato con parabole il mistero del Regno di Dio. Ora Gesù stesso prende l’iniziativa di proporre una traversata del lago e la barca con i discepoli prende il largo. Il resto del racconto, peraltro molto sintetico, è ricchissimo di spunti di riflessione.
La semplice trama è congegnata in modo da farci vedere come Gesù sia potente e capace di prodigi, tanto che anche il vento e il mare obbediscono ai suoi comandi. L’ultimo versetto ci mostra i discepoli meravigliati ma, ancora di più, spaventati che si interrogano sull’identità di Gesù: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Se però ci soffermiamo sui particolari del racconto scopriremo altri elementi che possono stimolare la nostra riflessione. Ad esempio, il fatto che Gesù dorme, ed è l’unica volta che il vangelo si sofferma sul sonno di Gesù.
Può darsi che Gesù abbia architettato tutta questa gita sfortunata per mostrare ai discepoli che possono fidarsi di lui, forse è una pericolosa avventura con un fine pedagogico. Oppure il dormire di Gesù è l’immagine di quando ai discepoli, anche a noi, sembra che il cielo sia vuoto, che il Signore si sia dimenticato di noi, che sia distratto e che le nostre preghiere non trovino nessuno ad ascoltarle. Allora questa traversata diventa la figura di quando la Chiesa e i credenti passano momenti difficili e sembra che tutto sia in pericolo; forse addirittura ci parla di un aspetto tempestoso che è sempre presente nella storia e nella vita di ognuno. La vita non è un lungo fiume tranquillo e Gesù non vuole che i discepoli si illudano.
Un altro aspetto molto insistito nel testo è la paura dai discepoli che diventa quasi un parametro della loro fede: «Perché avete paura? Non avete ancora fede». La paura per il mare in tempesta porta i discepoli a svegliare Gesù e le loro parole sono piene di un dubbio corrosivo, quasi che si possa pensare che al Maestro non importi di loro: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Il capitolo quattro si è aperto con la parabola del seminatore e la descrizione in privato per i discepoli dei vari tipi di terreno.
Perché avete paura?: il testo greco usa la parola deilos, che si può tradurre anche con codardo.
I terreni dove il seme non arriva a maturazione in fondo sono accomunati da una qualche forma di paura che impedisce alla Parola di attecchire profondamente. Ecco che i discepoli fanno esperienza di come la paura in loro soffochi la fede. La paura dei pericoli e degli imprevisti della vita è uno dei motori che alimentano la fede, ma in realtà una fede debole e fragile. La fede che Gesù vorrebbe per i suoi discepoli si accompagna al coraggio, all’abbandono fiducioso e a una certa durezza nei confronti delle asperità della realtà.
Ancora sulla paura: al termine del brano si dice che i discepoli furono presi da grande timore, alla lettera “si spaventarono di una paura grande” ( efobethesan fobon megan). Questo è forse il sacro timore che l’uomo prova davanti alla manifestazione del divino.
Nel testo del vangelo troviamo anche quasi dei consigli per la vita spirituale. Le parole che Gesù dice al vento e al mare potrebbero essere dette anche ai discepoli e perfino a noi. «Taci, calmati!». Taci, cioè fai cessare l’incessante turbinio dei pensieri preoccupati, dei desideri mai sazi, di un io mai abbastanza valorizzato. Entra in un silenzio profondo in cui sperimentare la presenza di un Mistero insondabile ma vicino, in cui sia possibile apprezzare e fidarsi anche di un Dio che riposa. Calmati, non con stratagemmi che ti allontanino dal mondo, ma come sono calmi gli uomini coraggiosi, che vanno incontro alla vita con fiducia e voglia di rischiare. Torna in mente l’oracolo del profeta Isaia: Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele:
«Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza».
(Is 30,15)