Fine vita – Eutanasia: tra raccolta di firme e aperture del ministro Speranza
La posta in gioco secondo Assuntina Morresi e monsignor Vincenzo Paglia
Sembra un paradosso ma mentre tutti i giorni, da un anno e mezzo, si contano i morti per covid-19, e questo a livello nazionale, provinciale e comunale, in questo clima ancora emergenziale per la salute pubblica, dove nei nostri ospedali si continua a combattere per la vita, c’è chi pensa a raccogliere firme per l’eutanasia. E’ una delle tante contraddizioni a cui assistiamo in questo che nemmeno la pandemia a contribuito a sanare.
Le allarmanti affermazioni del ministro della salute Roberto Speranza in materia di suicidio assistito con le quali apre ad un possibile confronto con le Regioni in assenza di una normativa nazionale hanno riacceso in Italia il dibattito sul fine vita e sull’eutanasia. Sul tema è intervenuta, con un editoriale su Avvenire, Assuntina Morresi, che rileva un affievolirsi nella società del concetto di solidarietà. “Ed è a questo punto – scrive Morresi – che emerge la principale conseguenza della morte che diventa un diritto: lo sminuirsi della solidarietà umana, cioè della responsabilità e del farsi carico del prossimo, specie di chi è più fragile, e quindi la perdita della pervicacia creativa che fa escogitare soluzioni a problemi apparentemente insolubili, scovare vie d’uscita dentro a un vicolo cieco. Quella solidarietà che fa crescere la consapevolezza di appartenere alla medesima comunità umana e per questo si fa carico di prevenire i suicidi, di costruire opere per le persone anziane, per quelle sole, per chi ha perso consapevolezza di sé, per chi “non c’è più niente da fare” se non aspettare la morte”.
Sempre sullo stesso tema ha rilasciato un’intervista a Vaticanews, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e prossimo ospite a Mirandola, il 3 settembre, per presentare il libro scritto a quattro mani con Luigi Manconi, “Il senso della vita”. Rispondendo alla domanda su cosa, in particolare, desta preoccupazione, così ha risposto monsignor Paglia:
“La mia preoccupazione è davvero profonda perché si sta man mano incuneando nella sensibilità della maggioranza una concezione vitalistica della vita, una concezione giovanilistica e salutistica in base alla quale tutto ciò che non corrisponde ad un certo benessere e ad una certa concezione di salute viene espulso. C’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano, non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. È l’eutanasia. Questa è una pericolosa insinuazione che avvelena la cultura. In questo senso, è indispensabile che la Chiesa ricordi a tutti che la fragilità, la debolezza, è parte costitutiva della natura umana e dell’intero creato. E questo richiede che sia urgente un nuovo rapporto di fraternità tra tutti. La debolezza chiede l’urgenza della fraternità perché è nella fraternità che ci si prende cura gli uni degli altri. È nella fraternità che ci si sorregge. È nella fraternità – ricordiamo l’enciclica “Fratelli tutti” – che possiamo delineare un futuro più umano per tutti”.
L.L.