Festa di San Pio, a Carpi il “figlio spirituale” Adolfo Affatato
In occasione della memoria liturgica del Santo cappuccino, domenica 19 settembre e lunedì 20 settembre, in San Nicolò, porterà la sua testimonianza il dottor Affatato, che fu vicino al “Padre” per quindici anni.
Adolfo Affatato
Presso la parrocchia di San Nicolò a Carpi, si celebra la memoria liturgica di San Pio di Pietrelcina, che ricorre il 23 settembre. Per l’occasione, nell’ambito degli incontri mensili promossi dal Gruppo di preghiera di Padre Pio “Santa Maria Assunta” di Carpi, è stato invitato a partecipare il dottor Adolfo Affatato, l’ultimo in vita dei figli spirituali laici del Santo, autore dei libri “Io e il Padre” e “Padre Pio”. Interverrà in San Nicolò domenica 19 settembre, alle ore 16.30, e lunedì 20 settembre, alle ore 17.30. Gli incontri sono aperti a tutti.
La partecipazione è libera, a fianco della chiesa saranno disponibili i libri. Il ricavato andrà tutto a favore dei poveri e degli emarginati attraverso le opere dei Padri Cappuccini di San Giovanni Rotondo.
Il “Padre” cappuccino per eccellenza. Foggese, dottore commercialista, da decenni Adolfo Affatato gira per il mondo portando la sua testimonianza diretta sul “Padre”, come lo chiama da sempre, avendo vissuto al suo fianco per quindici anni, fino alla sua morte. Il loro incontro avvenne all’insegna di quella “naturalezza del soprannaturale” con cui lo scienziato credente Enrico Medi, come ama ricordare Affatato, ebbe a definire la peculiarità del frate di Pietrelcina. “A 16 anni, andai a San Giovanni Rotondo per incontrarlo – racconta – e per chiedergli, sapendo delle sue capacità di preveggenza, se sarei stato promosso. Fu lui a chiamarmi in mezzo ad altre persone che cercavano di avvicinarlo, ‘Adolfo, vieni qua! Ti aspettavo da tanto tempo’. Non ci eravamo mai visti prima… Da quel momento, la mia vita si è legata in maniera indissolubile a padre Pio, tramite il quale ho conosciuto e sperimentato l’amore di Dio”.
“Chi vede il mio volto, vede il volto di Cristo”. Così diceva padre Pio, che Paolo VI ha significativamente definito “alter Christus”. “E’ importante sottolineare che la spiritualità del Padre è cristocentrica – osserva il dottor Affatato -. La sua missione è stata ed è quella di portare gli uomini a Cristo e Cristo agli uomini. Quando qualcuno, che si era rivolto a lui, gli riferiva di miracoli e grazie, lui si scherniva dicendo ‘Che volete da me? Io sono un povero frate, ringraziate il Signore, non me’ oppure ‘ringraziamo insieme la Madonna’. Questo per evidenziare di non essere lui l’autore dei miracoli, bensì di avere il ruolo di semplice intermediario”.
Cinquant’anni con le stigmate. Le mani, i piedi, il costato trafitti, a cui si è aggiunta la trasverberazione del cuore, sono state un “ineffabile mistero divino” di sofferenza. “Nessun santo – sottolinea Affatato – è rimasto crocifisso per così tanto tempo, con impressi i segni della Passione di Gesù. Le ferite erano aperte e sanguinanti e questo provocava a padre Pio una indicibile sofferenza, ad esempio nel camminare, che offriva a Dio per il bene dei tanti che si raccomandavano a lui. Quando servivo Messa, potevo vedere da vicino quanto grande era questa sofferenza nel rivivere i dolori e la morte in croce del Signore. Piangeva… Era come se non fosse più all’altare ma proprio sotto il Calvario, come ebbe a dire a chi gli chiedeva il perché di così tanto tempo nella consacrazione dell’ostia”.
Preghiera continua e devozione filiale alla Madonna. Ricorda Affatato che il Padre aveva sempre la corona in mano, almeno 180 i rosari recitati ogni giorno. “Viene da chiedersi come facesse. Eppure, tutto era preghiera in lui. Tante volte, io, i frati, ed altri stavamo intorno al Padre senza dire nulla e lui rimaneva in silenzio. Godevamo di questi momenti, più eloquenti di tante parole. A chi gli chiedeva come mai non parlasse, rispondeva mostrando la corona, come a dire sto parlando sì, con Dio”. Devotissimo della Madonna, aveva fatto proprio il messaggio delle apparizioni di Fatima, in cui la Vergine raccomandava di riunirsi a pregare per la conversione dei peccatori e per la salvezza del mondo. Da qui, ricorda Affatato, la nascita dei “Gruppi di preghiera di Padre Pio”.
Padre Pio era burbero? All’immagine del frate forse più diffusa, Affatato, che lo ha conosciuto bene, ne contrappone una ben diversa. “Tantissimi sono stati i suoi gesti di tenerezza, così come profonda era la serenità che trasmetteva. Aveva ironia e risposta pronta, arguta, perché piena di Spirito Santo. L’apparire talvolta burbero era per nascondere la sua santità, mostrando i limiti della natura umana”.
Padre Pio oggi. Se fosse ancora su questa terra, di fronte a così tante crisi e violenze, ma anche alla scristianizzazione della società e al relativismo, ne è certo il dottor Affatato, il Padre “soffrirebbe e continuerebbe ad offrire il suo corpo per i peccati e le offese contro Dio”. L’arma più potente è e rimane la preghiera, incessante, com’era quella del Santo. “Per scacciare la paura che oggi attanaglia la vita, padre Pio ci mostra la speranza, quella dell’amore infinito di Dio per i suoi figli. Un amore – conclude – che lui ha testimoniato quale dispensatore della misericordia di Dio e che ci invita a portare sempre nel cuore e a manifestare con la vita”.
Virginia Panzani