Guardare in alto per fare meglio in basso
Il cardinale Ratzinger nel 1990 al Meeting di Rimini disse:” Non è di una chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì di una chiesa più divina, solo allora essa sarà anche veramente umana”. Queste profondissime parole si possono prendere in prestito, anche se l’oggetto della conferenza era diverso, per illuminare quell’etica che viene richiamata soprattutto dove l’uomo soffre maggiormente.
La lungimirante logica del futuro Pontefice aiuta a comprendere come, per ottenere un’attenzione empatica al genere umano, per ottenere un’umanizzazione più profonda e costante a tutto ciò che invece tende al tecnicismo o all’abbandono, sia necessaria la ricerca incessante di Dio. A volte cercare Dio appare come uno sforzo esclusivamente speculativo, spirituale nel senso di aleatorio e vano, quindi, uno sforzo sterile che non procura ricadute utili sui bisogni dell’uomo; una dimensione esclusivamente verticale che si dimentica dell’orizzontale: nulla di più sbagliato.
Secondo il pensiero di Ratzinger l’approfondire il rapporto con l’assoluto, con Dio, non toglie niente al rapporto dell’uomo con l’uomo, all’attenzione sociale, alla carità spicciola, anzi, è proprio il rapporto verticale che qualifica, attiva e migliora il rapporto tra le persone. Questa logica si può benissimo applicare, anzi, direi capita veramente ad hoc, nella riflessione bioetica. Nella misura in cui si approfondisce il rapporto con il divino si impara ad essere prossimi agli altri, con una particolarità: non ci si muove solo per compassione ma per imitazione del Maestro.
Questo vale non solo per le cose ordinarie, per le cose pratiche ma anche quando si affrontano i grandi e combattuti concetti di etica e di morale. Se il confronto riguardo ai problemi umani e al come affrontarli rimane su un ring molto piccolo, spesso non si trova via d’uscita, rimane irrisolto e violento. Occorre alzare lo sguardo, occorre chiedersi cosa dice Dio di quella situazione o cosa Dio illumina di quel contesto che necessita attenzione umana, empatia, abnegazione e sforzo.
Il momento in cui si guarda in alto si cerca un significato nuovo e si carica di contenuto quello che poi l’uomo andrà a fare al suo simile, direi di più, si ascolta un invito pressante e forte nel fare qualcosa per l’altro. Ecco che allora l’umanità tanto agognata non ne perde dallo sguardo in alto ma, anzi, ne viene arricchita. Cerchiamo prima Dio e il resto veramente sarà dato in aggiunta e con abbondanza.