Novi,
Chiesa, Novi di Modena
Pubblicato il Ottobre 8, 2021

Novi, celebrata la festa del Patrono con il Vescovo Erio

Lo scorso 29 settembre, nella parrocchia di Novi di Modena, monsignor Castellucci ha presieduto la Santa Messa in onore del Patrono San Michele Arcangelo, alla presenza del sindaco Enrico Diacci e delle autorità civili e militari. Una sintesi dell’omelia

 

Come da tradizione la parrocchia di San Michele Arcangelo di Novi di Modena è stata lieta di poter ospitare nel giorno del suo Patrono, il 29 settembre, il Vescovo per celebrare insieme alla comunità la Santa Messa. Presenti le autorità civili, guidate dal sindaco Enrico Diacci, e militari, e i rappresentanti delle realtà aggregative del paese. Di seguito, una sintesi dell’omelia pronunciata da monsignor Erio Castellucci.

 

“Chi non alza i suoi occhi verso il mistero attraversa la sua vita come un cieco”: è citando Albert Einstein che monsignor Erio Castellucci ha aperto l’omelia. La frase, scritta dallo scienziato più brillante del secolo scorso, fa trasparire quanto fondamentale risultasse per lui guardare alla realtà lasciando aperto uno spiraglio a ciò che non si percepisce coi sensi. Con lo stesso termine “mistero” non vuole intendere un enigma irrisolvibile ma un mondo molto più ricco, fatto di continue scoperte nel campo scientifico, ma che comprende anche Dio, ciò che quindi non possiamo percepire con gli occhi.

Il Vescovo Erio ha continuato poi riflettendo sul termine che accomuna le letture del giorno, ovvero la parola “cielo”, che rimanda subito alle figure degli Arcangeli, definendolo come uno spazio di separazione tra l’uomo e Dio, ma non un semplice spazio fisico, piuttosto uno spazio misterioso in cui sono presenti cose che forse spesso non possiamo comprendere e di cui ignoriamo la vastità. Il cielo può sicuramente sembrarci astratto, lontano da noi, tanto da farci sentire un nulla in confronto, ma può essere utile pensare, secondo il Vescovo, agli sviluppi fatti da quattro secoli a questa parte dalle scienze quali l’astronomia. Le scoperte fatte in quest’ultimo campo portano con loro una considerazione importante, che ci avvicina al mistero citato in precedenza: la Terra è un granello di sabbia in confronto all’immensità dell’universo. Anche cambiando prospettiva, ragionando in termini di tempo e non più di spazio, possiamo arrivare alla stessa conclusione. L’uomo è come una briciola in tutta questa immensità, esiste da un nulla paragonato ai miliardi di anni che invece ha l’universo.

Monsignor Castellucci ha poi arricchito la sua riflessione citando il Salmo 8, a lui molto caro, in particolare i seguenti versetti: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli”. Queste parole sottolineano quanto l’uomo sia marginale per il tempo e lo spazio, ma quanto al contrario sia importante agli occhi di Dio. Dio preferisce i piccoli e sono proprio questi piccoli che lui cerca, per la loro preziosità e fragilità. Gesù disse ai discepoli che occorre rallegrarsi e meravigliarsi perché i nostri nomi sono scritti nei cieli, per portare alla luce che esiste un’anagrafe molto più importante di quella parrocchiale o di quella comunale: il Vescovo l’ha definita l’anagrafe del cuore di Dio in cui ognuno di noi è centrale. Risulta quindi fondamentale tenere aperto il nostro animo al mistero, mantenere una necessaria curiosità, per riuscire a definire le priorità della vita, collocando tutto e tutti nel giusto ordine.

Per concludere monsignor Castellucci ha invitato la comunità a focalizzarsi sulla creatività del Signore, uno slancio che lo ha portato non solo a creare questa terra e noi, ma che Lo ha fatto spingere oltre, la Sua bellezza e ricchezza infatti trova la massima espressione nel creato, di cui ci è stato fatto dono. Non basta però lasciarsi meravigliare da ciò che si vede, ci è richiesto di ammirare anche quello che non possiamo vedere con gli occhi, come gli angeli a cui Dio ha dato l’incarico di essere servitori tra il Cielo e la Terra. Queste figure ci insegnano e ci ricordano la grandezza di Dio, dimensione che però non gli impedisce di guardare a noi con uno sguardo paterno, che sa prendersi cura dell’uomo. Diventa così spontaneo voler ringraziare Dio per il dono degli Arcangeli e chiedere al Padre di aprire uno spazio grande nel nostro cuore per essere in grado di accogliere la grandezza del suo amore.

L. C.

 

 

 

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