Màt: Settimana della Salute Mentale. Intervista a Giuseppe Tibaldi
Il direttore dell’U.O di Salute Mentale Area Nord introduce i temi di Màt: sinergia tra aree di servizi, amministratore di sostegno, destigmatizzazione.
di Maria Silvia Cabri
Giuseppe Tibaldi
“Non chiedermi che sintomi ho, chiedimi che cosa mi è successo”: le parole di Eleanor Longden, esponente del movimento inglese degli “Uditori di voci” (“The voices in my head”) bene esprimono lo spirito che anima Màt, la Settimana della Salute Mentale, che si svolgerà fino 23 ottobre a Modena e nei vari comuni della provincia, tra cui Carpi, con oltre 100 eventi per raccontare il disagio psichico ai tempi della pandemia. Tematiche su cui interviene il dottor Giuseppe Tibaldi, direttore dell’Unità Operativa di Salute Mentale dell’Area Nord.
Quali saranno i temi trattati in questa edizione?
Tra le tematiche di maggiore attualità vi è quella del superamento dei confini tra le tre aree incluse nel Dipartimento di Salute Mentale (Dipendenze patologiche, Neuropsichiatria infantile, Salute mentale adulti, strettamente connessa con le associazioni di familiari che operano sul territorio), affinché possano dialogare tra di loro.
Affiancando le varie iniziative del Màt con quello che si fa nel quotidiano, l’obiettivo è di superare questi confini e fare lavorare in parallelo i tre servizi. Si pensi a temi come l’autismo e l’adolescenza: richiedono molto più che una “collaborazione” tra la Neuropsichiatria infantile e la Salute mentale adulti, se si vuole garantire alla persona un aiuto che prosegua nel tempo, che copra tutto l’arco della vita: occorre abbattere le barriere “artificiali”.
Vi siete già mossi sotto questo aspetto?
Nel 2020 il DSM e l’Unione Terre d’Argine hanno siglato un accordo che ha alla base questo principio di integrazione al fine di declinarlo nella pratica… continua a leggere.