Giovani e lavoro: liberi di scegliere oltre il GreenWashing
“Lo sportello di Notizie”: Guido Zaccarelli, consulente d’azienda, interviene su questioni inerenti il vivere quotidiano.
I giovani desiderano lavorare in aziende che mettono la persona al centro e pensano all’ambiente per il valore etico e morale che è in grado di esprime in ogni circostanza. Se l’azienda nella quale iniziano a lavorare non corrisponde alle loro aspettative, rinunciano immediatamente all’incarico perché nei loro intenti vi è quello di rimanere presenti in contesti favorevoli. Lo scopo è vedere brillare la luce della propria identità nell’impresa dove hanno deciso di dedicare le proprie energie per una crescita condivisa. Sembra una frase di circostanza ma la riflessione che segue pone una questione di merito molto importante: parliamo di GreenWashing.
Di cosa si tratta? Letteralmente green (in relazione alla ecologia) e whitewash (nascondere sotto qualcosa). Un neologismo nato in America a vantaggio di alcune aziende che cercavano di nascondere sotto l’immagine della ecologia il disastro ambientale che stavano producendo. Azioni di marketing strategico e operativo che hanno illuso per anni le persone fino a contagiare l’ecosistema influenzando, e facendo tendenza, nel mondo dell’economia e della società civile. La globalizzazione in atto e la velocità con cui le informazioni si muovono da un capo all’altro del pianeta, offrono ai giovani l’opportunità di conoscere l’articolazione periferica esterna di molte aziende, come si muovono e intrecciano relazioni ai differenti livelli sociali. Più difficile entrare in contatto con le strutture centrali interne.
La ricerca dei giovani cammina su binari completamente differenti dal passato, non è più associata al valore economico della prestazione lavorativa offerta ma vuole entrare in contatto con il mondo del lavoro che pensa green, perché credono nella sostenibilità ambientale e reagiscono “schietti” verso le generazioni che non mantengono fede agli impegni assunti.