Ucraina: accanto al popolo sofferente
Il racconto di mons. Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico a Kiev, in una città sotto assedio.
di Maria Chiara Biagioni
Ucraina, Kharkiv. In fila per gli aiuti. Ph Chiesa greco-cattolica ucraina.
Sì, i bombardamenti si stanno intensificando, si stanno avvicinando al centro della città. Si capisce che stanno facendo dei tentativi ma non abbiamo notizie precise. Sono 16 giorni che stiamo sotto i bombardamenti. Se dovessimo seguire ogni allerta, dovremmo passare quasi tutto il tempo nel sotterraneo e ci sono altre priorità in questo momento, ci sono situazioni umanitarie da seguire e questioni di lavoro da fare”.
Insomma, la vita in nunziatura a Kiev va avanti. Raggiunto telefonicamente dal Sir, è il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, ad aggiornare della situazione nella capitale, che figura sulla cartina tra le città più bersagliate dagli attacchi russi e dove si registrano pesanti bombardamenti nei sobborghi della città.
Purtroppo, anche da altre città, come Irpin, arrivano notizie di macerie e cadaveri, sembra un massacro.
Sì, anche a Mariupol. Ci sono città senza luce, senza riscaldamento, senza gas. Proprio questa mattina riflettevo su una cosa. Come può l’umanità accettare una guerra in cui un bambino, di 1 o 5 mesi, anche se non è colpito direttamente da una bomba, è obbligato a stare al freddo, senza la luce? Come si può trovare una ragione per una guerra di questo tipo? Come può una guerra così continuare?