Avo:
Attualità, Il Settimanale
Pubblicato il Marzo 31, 2022

Avo: dalle corsie all’accoglienza, sempre con il sorriso

Avo di Carpi cresce anche grazie alla presenza di giovani volontari. Francesca Ghidoni: “Fare questo servizio mi arricchisce”.

di Maria Silvia Cabri

 

A sinistra i volontari, con al centro il presidente Roberto Andreotti. A destra Francesca Ghidoni.

 

I giovani”: appena insediato come nuovo presidente dell’Avo (Associazione volontari ospedalieri) di Carpi, Roberto Andreotti ha subito delineato come fosse uno dei principali obiettivi del suo mandato. “Rendere Avo Carpi una associazione moderna, utile, ed efficace che sappia comunicare e trasmettere i valori dell’ente ai giovani, quali si spera, futuri volontari. Manca il ricambio generazionale, abbiamo bisogno di giovani”. E così è stato.

Sono i numeri stessi a testimoniarlo: sono ben 18 i ragazzi e ragazze che attualmente fanno parte della grande famiglia dell’Avo di Carpi, su 72 soci, di cui 50 operativi. Un ricambio generazionale che sta garantendo all’associazione una nuova linfa, energie, volti e sorrisi nuovi per i pazienti, in una prospettiva di arricchimento reciproco, sia tra i soci, giovani e “veterani” (come ama chiamarli il presidente Andreotti), sia tra volontari e cittadini.

Il sorriso di Francesca

Francesca Ghidoni, 21 anni, studentessa universitaria al CTF (Chimica e tecnologia farmaceutiche) di Unimore, rappresenta i gio- vani presenti nell’associazione, e il nuovo volto che sta assumendo Avo. “Sono volontaria da 4 anni, ossia dal quando nel 2018 mentre frequentavo la III superiore al liceo Fanti, ho aderito al progetto ‘Volo’. Sono entrata a fare parte di questa splendida famiglia e non l’ho più lasciata!”.

“Sentivo il desiderio di fare del volontariato – prosegue Francesca – e sinceramente avevo pensato al canile, visto quanto amo gli animali. Poi, ho capito che la mia strada era in Avo: ho iniziato con il progetto ‘Volo’ per tre mesi e non l’ho più lasciata. Ho compreso che l’ospedale non deve essere visto solo come un posto di sofferenza e dolore, ma anche come luogo in cui tanto si può dare agli altri che stanno male. E, ricevere molto ‘in cambio’. Ogni volta che facevo le mie ore di volontariato, tornavo a casa arricchita dentro, e ancora è così”. “Spesso i miei coetanei mi dicono ‘come sei brava, che bello quello che fai’. Io reputo che basti solo una buona organizzazione dei propri impegni per riuscire a fare tutto, perché è giusto trovare il tempo per aiutare la comunità…

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