Autismo: mappare i punti di forza
L’evoluzione del Disturbo dello spettro autistico. Antonio Persico, docente di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza: “Garantire un supporto anche alle famiglie”.
di Maria Silvia Cabri
Prosegue il “viaggio” all’interno della vasta categoria diagnostica del Disturbo dello spettro autistico, nel quale sussistono molte forme diverse, i cosiddetti Autismi. Dunque, la diagnosi è una sola, caratterizzata dal fatto che i pazienti presentano determinati sintomi, ma all’interno della stessa esiste una varietà differente di forme, cause, espressioni, processi patogenetici e tempistiche di osservazione.
Dopo aver analizzato le situazioni di diversa gravità funzionale, gli attori della rete assistenziale, il cambiamento dell’approccio sanitario nei confronti dei pazienti, Antonio Persico, professore di I Fascia in Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze dell’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore del Programma di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza dell’A.O.U. di Modena – Policlinico, prosegue nell’analisi di questa patologia in aumento.
L’autismo è “contenuto” dalla sistematicità delle dinamiche scolastiche (regole, schermi, orari). Cosa accade dopo la scuola dell’obbligo, quando il ragazzo diventa maggiorenne e non è più protetto dal “contenitore” scuola?
E’ il momento di massima difficoltà. Personalmente reputo che a 16 anni, ovvero due anni prima della fine della scuola/raggiungimento della maggiore età, sia necessaria una revisione complessiva della diagnostica, ossia una mappatura “personalizzata” e aggiornata dei punti di forza e delle debolezze del singolo, per valutare una sua collocazione futura in occupazioni di vita più consone.