Museo Diocesano: riparare brecce con la propria firma
Il Museo Diocesano in Sant’Ignazio realizzato e aggiornato grazie ai fondi dell’8xmille.
Di Luigi Lamma
Quando si parla di investimenti sui beni culturali della diocesi di Carpi non si può che fare riferimento all’opera simbolo rappresentata dal Museo Diocesano Rodolfo Pio di Savoia, collocato nella chiesa di Sant’Ignazio.
L’edificio venne fortemente danneggiato dagli eventi sismici del 1986 e 1996, e quindi si resero necessari urgenti lavori di consolidamento e di restauro, che si sono conclusi nell’ottobre 2007 grazie a contributi statali, della Conferenza Episcopale Italiana (8xmille) e della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. La scelta di dare corpo ad un Museo Diocesano fu sostenuta monsignor Bassano Staffieri e poi successivamente condivisa da monsignor Elio Tinti, che ne affidarono l’esecuzione ad Alfonso Garuti, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali (ed anche del museo stesso), fino ad arrivare all’inaugurazione del 17 maggio 2008. Con il sisma 2012 la chiesa è stata nuovamente chiusa per restauri che hanno interessato l’intero edificio in opere importanti sia sotto il profilo strutturale che architettonico. A conclusione del lavoro Sant’Ignazio restituiva il suo aspetto luminoso e armonico, elementi significativi che lo hanno sempre contraddistinto. Dopo anni di impegno e dedizione la chiesa di Sant’Ignazio, e con lei il Museo Diocesano, viene riaperta il 5 maggio 2019 alla presenza del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana e restituita alla collettività.
Nemmeno il tempo di ripensare alla programmazione culturale resa possibile dalla riapertura del Museo che la pandemia di nuovo imponeva la chiusura salvo qualche parentesi nell’estate 2020. Da settembre 2021, sempre nel rispetto delle direttive in materia di prevenzione covid-19, è stato possibile riaprire con regolarità il Museo Diocesano e inserire una discreta programmazione culturale sfruttando al massimo la versatilità dell’ambiente che, oltre alla parte espositiva, consente di ospitare altri eventi musicali e culturali. Si è aperta così una piccola stagione di concerti, presentazioni di libri, mostre a tema (sul Paradiso di Dante ed ora quella dedicata a Romano Pelloni).
“Questa realtà museale, – ci ricorda il direttore Andrea Beltrami – è apprezzata e vissuta dalla cittadinanza e da tanti visitatori, provenienti anche dall’estero, perché completa l’insieme del patrimonio artistico locale integrandosi degnamente con le realtà museali già presenti”.
L’architetto Sandra Losi, direttore dell’Ufficio diocesano per il patrimonio immobiliare, intervenuta al recente convegno sulla ricostruzione, nell’ambito del Salone internazionale del restauro a Ferrara, ha presentato come buona pratica il recupero post sisma 2012 del Museo Diocesano e tra le conclusioni della sua relazione anche l’indicazione di una pista di lavoro futura che richiederà ulteriori impegni finanziari. “L’ampliamento dell’offerta culturale – ha precisato Sandra Losi – rende urgente l’adeguamento del Museo a standard richiesti per l’implementazione della fruibilità e della diversificazione funzionale. In particolare è necessario attuare un adeguamento dell’accessibilità anche per persone con ridotta mobilità, oltre a spazi di accoglienza e di servizio e, non da ultimo, la ricerca di soluzioni di collegamenti e percorsi interni per rendere fruibili alcuni locali al piano superiore, ampliando così lo spazio museale per accogliere nuove opere.
Nel 2021, grazie al sostegno della Fondazione CRCarpi, è stato possibile migliorare le dotazioni di sicurezza e l’accoglienza dei visitatori. Attualmente, grazie a un contributo alla CEI, è previsto l’allestimento di teche per accogliere una donazione di medaglie. Il Museo è stato selezionato nel Progetto Ducato Estense del MIC per la valorizzazione e la comunicazione integrata finalizzata alla promozione dei territori estensi come sistema ad alta attrattività turistica”.