La saggezza del ragno
di don Luca Baraldi
Caro Confratello
Spero di non annoiarti troppo, vorrei condividere con te un “pensiero” che mi è venuto questa sera, mentre cercavo di preparare la predica di domenica.
Devo fare una piccola premessa: stando a contatto con la cultura dei nativi mi rendo conto di come sia importante cogliere nei segni della natura e degli esseri viventi spunti per riflettere su me stesso e sulla vita degli altri…
Ma veniamo a noi.
Stavo passeggiando in uno dei tanti boschi che coprono i Northwest Territories. Il sole cominciava a farsi basso ed ero accompagnato dallo scroscio di un ruscello, quando sono stato attratto da una magnifica ragnatela.
Vista in controluce sembrava tessuta di seta, lucida e cangiante: fili la cui raffinatezza e robustezza sembravano assorbire i raggi solari e rimandarli in sfumature multicolore.
Così, fermandomi un attimo, ho pensato alla saggezza del ragno. Giorno o notte, caldo o freddo: lui non smette di tessere pazientemente la sua tela perché è certo che verrà il momento in cui qualche insetto passerà e sarà costretto a fermarsi lì. Certo, pensando che questo non è per scopi romantici ma di sussistenza, alimentazione, si rovina tutta la poesia, scadendo nella sceneggiatura di un film horror… Tuttavia mi sembra che dalla sapienza del ragno si possa cogliere uno stile di servizio presbiterale per l’oggi.
Esso fa spendere le nostre energie, noi stessi, non solo per ottenere risultati immediati, likes o apprezzamenti, ma nel profondo di legami che per lo più restano nascosti, invisibili al mondo.
Poi questo stile non consente di lasciarci scoraggiare da nulla nella perseveranza del tessere relazioni di cura e di dedizione.
Inoltre ci porta a riconoscere che abbiamo bisogno, per sopravvivere, che gli altri si fermino nella nostra vita, e così piuttosto che avere spettatori di passaggio (in questo tempo dove, mi pare, ci sia una disperata nostalgia di relazioni radicate e una altrettanto grande tentazione di non trattenere mai nessuno e nulla) ci fa investire sull’amicizia. Infine la sapienza del ragno ci fa riconoscere che l’unico vero cibo che ci nutre è la presenza degli altri, di Dio, che scelgono di essere con noi, per noi, nostro tesoro ed insieme nostra più bella responsabilità.
“Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù?”
Quello che fa sua la sapienza del ragno…che io mi e ti auguro!
Termino con parole che prendo in prestito da Madeleine Delbrêl:
«O Signore,
che continuamente ci incitasti
a star svegli, a scrutare l’aurora,
a tenere i piedi nei calzari e non nelle pantofole,
fa’ che non ci appisoliamo
sulle nostre poltrone,
nei nostri anfratti,
nelle culle in cui ci dondola questo mondo di pezza,
ma siamo sempre attenti
a percepire il mormorio della tua voce
che continuamente passa tra le fronde della vita
a portare frescura e novità.
Fa’ che la nostra sonnolenza
non ci divenga giaciglio di morte
e – caso mai – dacci tu un calcio
per star desti
e ripartire sempre».