Cinema.
Attualità, Carpi
Pubblicato il Settembre 7, 2022

Cinema. Leonardo Losi nel film ‘Il signore delle formiche’

“Un’esperienza unica da un punto di vista cinematografico e anche per il valore della storia del film”

Leonardo Losi seconda da sinistra, foto di gruppo durante le riprese del film

 

C’è anche il giovane carpigiano Leonardo Losi nel film di Gianni Amelio, in concorso a Venezia e nelle sale in questi giorni, “Il signore delle formiche”. Dopo aver partecipato ad un casting e aver superato la selezione, Leonardo ha partecipato alle riprese del film a partire nel maggio dello scorso anno, effettuate nelle campagne piacentine, in particolare in un orfanotrofio in disuso.

“Ho frequentato per alcuni anni il laboratorio teatrale ‘Fare teatro’ diretto da Sara Gozzi e Gigi Tapella, presso il teatro comunale di Carpi – racconta Leonardo – e sono stati proprio loro ad avvisarmi del casting per figurare nel film ‘Il signore delle formiche’ diretto da Gianni Amelio. Dopo aver inviato il casting online (eravamo ancora in emergenza sanitaria) qualche mese più tardi sono stato contattato dalla produzione con mia grande sorpresa”.

Così è iniziata questa esperienza, durata circa sette giorni, una settimana molto intensa (viaggi quotidiani, riprese notturne ecc…)… “per me è stata molto importante. Dal punto di vista cinematografico mi ha fatto molto piacere osservare un’intera macchina di professionisti muoversi in perfetta sintonia: dal regista agli stagisti, dai costumisti o truccatori fino ad arrivare agli elettricisti… Poter incontrare e scambiare due parole con attori del calibro di Luigi Lo Cascio è stato molto piacevole sia dal punto di vista lavorativo, sia da quello umano. Insomma, un lavoro enorme che ha dato i suoi frutti: si tratta infatti di uno dei film italiani candidati alla 79° edizione del festival di Venezia”.

Nel merito dei contenuti del film, della storia che racconta cosa hai percepito?  “Ciò che mi ha reso più felice è stato poter prendere parte ad un film così importante. È la storia di un processo che riflette l’aspetto più meschino e retrivo dell’Italia degli anni ’60. È la storia di uno scrittore, Aldo Braibanti, che combatte per la parità dei diritti civili e per la libertà dell’individuo, mentre l’Italia tutta rimane in silenzio. Credo che sia fondamentale raccontare storie del genere, poterle analizzare e far proprie, oggi più che mai dal momento che nel mondo ma, purtroppo, anche nella nostra nazione, troppo spesso i diritti umani vengono minacciati da ignoranza e da finte posizioni democratiche.  E allora da semplice ventenne carpigiano sono fiero di aver preso parte a questo film (anche se solo per qualche giorno di riprese) che secondo il mio modesto parere farà bene tutti noi grazie al suo inconfondibile richiamo alle parole ‘uguaglianza’ e ‘libertà’.

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