Castellucci: la pace comincia dal prendersi cura gli uni degli altri
Il ricordo di Benedetto XVI: ci ha insegnato che l’agire cristiano è come il lievito nella pasta.
“Possiamo contrastare la guerra prendendoci cura gli uni degli altri, cioè innestando la pace come lievito nelle nostre relazioni”. È questo il tema principale su cui ha insistito il vescovo Erio Castellucci, celebrando nella Cattedrale di Carpi, gremita di fedeli, la messa per la pace del 1° gennaio, animata dalla Consulta diocesana per le aggregazioni laicali. Una riflessione quella di Castellucci che ha unito il ricordo e il pensiero di Benedetto XVI, citando le parole dell’Angelus del 1° gennaio 2013, con il messaggio di Francesco per la 56° Giornata mondiale della pace sul tema “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”. All’inizio della celebrazione come segno dell’impegno della comunità ecclesiale nel costruire la pace è stata deposta davanti all’altare ai piedi di un piccolo ulivo la lampada con la “Luce della pace di Betlemme”, un’iniziativa internazionale che ogni anno prende avvio dal luogo della nascita di Gesù e si diffonde in tutto il mondo ed è promossa per l’Italia da Agesci e Masci.
“Gli operatori di pace sono tanti ma non fanno rumore, come il lievito della pasta fanno crescere l’umanità secondo il disegno di Dio”: nell’evidenziare questa realtà, ha commentato il vescovo Erio, “Papa Benedetto coglieva che l’immagine proposta dalla Chiesa nel primo giorno dell’anno, dedicato per volontà di Papa Paolo VI alla pace, non è un’immagine forte, imponente, un’immagine che faccia rumore, è un’immagine dimessa, umile, è una mamma con il Bimbo in braccio, sono dei pastori, cioè gente umile, che sanno stupirsi, questa è la vera pace che il papa paragonava al lievito, non fa rumore ma fa crescere la pasta”. Da qui al tema del “prendersi cura” il passo è breve perché la “pace è una relazione di cura. Papa Francesco nel messaggio per la Giornata della pace parla a lungo della cura e della necessità che si costruiscano tra di noi sempre di più relazioni che si prendono cura dell’altro. La grande nemica della pace è l’indifferenza, il non prendersi cura dell’altro”.
Questo è un compito alla portata di tutti, perché nessuno può accedere alla stanza dei bottoni dove si decidono le guerre ma ognuno di noi può impegnarsi a costruire relazioni profonde perché “la guerra ama l’espansione, la pace la profondità”. In che modo allora seguire lo stile che così nitidamente ci ha testimoniato Benedetto XVI? Certo con la preghiera e la testimonianza, ma anche curando “la profondità e la bellezza delle relazioni, da grande teologo – ha concluso monsignor Castellucci – sapeva che il Signore passa attraverso le cose piccole, nel tu per tu questo è lo stile del Dio cristiano che Papa Benedetto per otto anni ci ha cantato con tutte le tonalità possibili con una grande intelligenza con una grande passione per Cristo per la chiesa e dell’uomo”.