Il linguaggio della carità
Il Signore ti dia pace. Rubrica a cura dei Frati di San Martino Secchia /1
In questa Quaresima ci accompagneranno ogni domenica i Fratelli di San Francesco del convento di San Martino Secchia. Di volta in volta, proporranno un approfondimento dedicato, nel secondo anno del cammino sinodale, a ciascuno dei Cantieri di Betania, quelli indicati dalla Cei e quello dei linguaggi scelto dalle Diocesi di Modena e di Carpi. Una lettura che si ispirerà naturalmente alla spiritualità di Francesco d’Assisi, la cui regola compie, nel 2023, 800 anni di vita. Nel percorso del Sinodo, sintetizzato nel documento dal titolo “I cantieri di Betania” – in quanto ha come riferimento l’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania – emerge come urgenza, tra le altre, il tema della strada e del villaggio, luoghi dove Gesù era presente per incontrare chiunque. Da questo particolare del racconto emerge per noi la prontezza dell’ascolto di coloro che rimangono inascoltati, ai quali siamo invitati a dare risposte comprensibili nel linguaggio e significative nel concreto della loro vita.
Chi sono queste persone? Potremmo parlare di tante categorie che sono fuori dal nostro raggio d’azione, proviamo a soffermarci solo su alcuni esempi che possono incentivare in noi un incontro costante e fruttuoso con persone emarginate, con cui intessere una relazione di amicizia e non solo un rapporto in cui diamo qualcosa in modo distaccato che non incide nella nostra e nella loro vita. Pensiamo a quell’uomo che quando ha tempo, incontrando un povero che chiede l’elemosina per strada, non gli dà la moneta ma lo invita con sé al bar a prendere un panino, arricchendo di calore umano quell’incontro. Teniamo presente quei genitori che, in accordo con i tre figli adolescenti, ogni tanto ospitano a casa per doccia e pranzo un uomo che vive in strada e il giorno del suo compleanno gli fanno una festa adeguata, cercando di far rifiorire in lui il senso degli anni della sua vita che scorrono.
Ricordiamo quella donna sposata che quando può dedica il suo tempo ad un amico, che vive con la mamma anziana e incapace di muoversi a causa di una malattia, per fare qualche pulizia di casa, trasformando quell’ambiente in un luogo frequentato dove non ristagnano solo le solite abitudini, i soliti gesti, le solite parole che rischiano di diventare monotonia malinconica. Non dimentichiamo quel pensionato che dedica tre giorni della settimana al volontariato, facendo del bene a se stesso e andando incontro a bisogni che la società non riesce a coprire. Oppure quella mamma di famiglia che, pur non avendo molte disponibilità economiche, ogni tanto fa la spesa anche per persone indigenti, dando un respiro di sollievo a chi a volte non ha il necessario. Questi gesti di generosità sono spesso il linguaggio migliore per parlare della nostra fede in Cristo, il quale ha fatto dono di sé a tutta l’umanità. Ognuno potrebbe chiedersi: chi incontro? come ascolto? che linguaggio parlo? Chiedendo aiuto allo Spirito Santo e ingegnandoci con creatività possiamo trovare la nostra personale risposta, individuando il bene più adatto alle nostre prerogative, da praticare con costanza, senza far rumore e pubblicità.
Dopo questi esempi contemporanei, potremmo rifarci alla storia ricordando San Francesco quando abbraccia il lebbroso, uomo isolato e allontanato dalla società, facendolo sentire di nuovo accolto e partecipe di una convivenza accogliente e solidale. Come dimenticare quando il Santo d’Assisi tratta con benevolenza un gruppo di ladri, offrendo loro un buon pranzo, affinché siano incentivati a non rubare. Veramente costoro si convertirono, pentendosi del passato e vivendo da veri cristiani, grazie a questa accoglienza generosa che non ha considerato prima il delinquente e poi l’uomo, ma al contrario si è presa cura prima della persona con la sua dignità, poi del male commesso. Concludendo, teniamo presente il linguaggio della carità da declinare secondo il bisogno dell’altro e secondo le nostre capacità.
Fra Giuseppe, Fratelli di San Francesco