Educarci a vedere i doni degli altri
Rubrica a cura dei Frati di San Martino Secchia. Cammino sinodale: e se si pensasse ad un cantiere sui Santi? /5
Francesco d’Assisi “diceva che sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti santi frati : la fede di Bernardo, che la ebbe perfetta insieme con l’amore della povertà; la semplicità e la purità di Leone, che rifulse veramente di santissima purità; la cortesia di Angelo, che fu il primo cavaliere entrato nell’Ordine e fu adorno di ogni gentilezza e bontà; l’aspetto attraente e il buon senso di Masseo, con il suo parlare bello e devoto; la mente elevata nella contemplazione che ebbe Egidio fino alla più alta perfezione; la virtuosa incessante orazione di Rufino, che pregava anche dormendo e in qualunque occupazione aveva incessantemente lo spirito unito al Signore; la pazienza di Ginepro, che giunse a uno stato di pazienza perfetto con la rinuncia alla propria volontà e con l’ardente desiderio d’imitare Cristo seguendo la via della croce; la robustezza fisica e spirituale di Giovanni delle Lodi, che a quel tempo sorpassò per vigoria tutti gli uomini; la carità di Ruggero, la cui vita e comportamento erano ardenti di amore; la santa inquietudine di Lucido che, sempre all’erta, quasi non voleva dimorare in un luogo più di un mese, ma quando vi si stava affezionando, subito se ne allontanava, dicendo: Non abbiamo dimora stabile quaggiù, ma in cielo” (Fonti Francescane 1782).
Francesco, pensando al frate minore ideale, piuttosto che stendere un elenco di virtù, presenta degli uomini reali, i suoi primi compagni, sottolineando di ciascuno la virtù caratteristica. Alla fine, si comprende che il frate minore perfetto… non esiste, e che la somma vivente di questi aspetti della medesima vocazione è incarnata nella fraternità, comunione di fratelli con doni diversi. Così è nella Chiesa di Cristo. Chiesa sinodale è anche riconoscere che tutti, fratelli e sorelle, sono portatori di un dono per la comunione e che nessuno esaurisce il tutto, perché ciascuno è solo una parte del grande mosaico che lo Spirito Santo sta realizzando.
Nella Chiesa non c’è spazio per i tuttologi, per coloro che presumono di sapere tutto e di poter risolvere da soli ogni cosa. Lo stile sinodale è anche un educarci a saper vedere i doni degli altri, a gioirne e non a esserne gelosi al punto da rattristare lo Spirito Santo. Stile sinodale è sapermi dire: “cosa potrei imparare da Bernardo, da Masseo, da Angelo, da Leone, da Egidio, da Ginepro, da…? Nelle parole di San Francesco emerge la sua concretezza nel parlare di “virtù”, non discorsi teorici campati per aria ma fotografie di vita vissuta. Francesco segue infatti la logica dell’Incarnazione: Dio Padre ha reso visibile il suo volto misericordioso nella persona di Gesù, il Verbo fatto uomo, nei suoi comportamenti, nei suoi gesti, nei suoi atteggiamenti, nelle sue parole.
Potrebbe essere il metodo, anche nella Chiesa, per attrarre all’incontro con Gesù, mostrando la vita bella di modelli, come i Santi, che incarnano questo o quell’altro aspetto del Vangelo. I Santi? Ma sono ancora di moda? Perché non parlarne di più ai giovani, facendone sentire la loro presenza amica e il fascino della vita donata per amore? Nella Chiesa sinodale, un “cantiere sui santi” potrebbe mettere in moto qualcosa di bello. Penso solo a quanto potrebbe dire a tutti la figura del beato Odoardo Focherini: a giovani, adulti, fidanzati, sposati, lavoratori, catechisti, educatori, volontariato, mondo dei social… Chiesa che cammina insieme, anche in compagnia dei Santi.
Pace e bene – Fra Silvio Fratelli di San Francesco – fine