Micro-plastiche = macro-problema
Trame di bellezza, una rubrica a cura della Pastorale Sociale e del Lavoro.
di Federica Marampon
L’estate scorsa, con l’aiuto prezioso di un paio di amiche insegnanti (Annalisa P. e Anna Rita G.), ho realizzato un gioco di memoria che ho chiamato “Memory green” con tema l’ambiente. Attraverso il gioco i bambini della fascia d’età delle elementari trovano le coppie recanti le stesse immagini, successivamente leggono alcune frasi e le commentano partendo dal loro vissuto famigliare: dal cercare di capire perché abbandonare una determinata abitudine quotidiana (che è inquinante per il pianeta) al perché tentare di impegnarsi (e far impegnare la propria famiglia) ad abbracciare una nuova azione quotidiana meno impattante per la nostra salute e per il pianeta. Uno dei temi trattati nel gioco sono le microsfere, altrimenti dette microplastiche, che sono utilizzate ad esempio nei saponi liquidi per l’igiene personale (ma non solo).
Sul sito di Greenpeace spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento: “Tutte le materie plastiche usate come ingredienti nei detergenti finiscono inevitabilmente per essere disperse nell’ambiente, raggiungendo i nostri mari. Questo perché in molti casi i filtri degli impianti di depurazione delle acque reflue non riescono a trattenere in modo efficace tutte le particelle solide presenti negli scarichi domestici. Anche le plastiche che vengono trattenute, siano esse in forma solida, liquida o semisolida, vengono spesso disperse nell’ambiente con i fanghi di depurazione sparsi nei campi come fertilizzanti per le produzioni agricole”.
Avrete notato che da un paio di anni a questa parte sembra che questa informazione abbia raggiunto non solo qualche consumatore ma anche le aziende produttrici. Su qualche scaffale hanno fatto la loro comparsa, ad esempio, shampoo e balsami solidi. Ciò dimostra che un consumatore più informato è un consumatore più consapevole, e quindi più esigente, e di conseguenza le aziende produttrici stanno imparando ad adeguarsi e ad aggiornarsi su nuovi metodi di produzione e packaging, nell’ottica di una minore impronta inquinante. Navigando su internet, ad esempio nel sito di Greenpeace, troverete tante guide che orientano il consumatore a questo tema per arrivare ad un acquisto sempre più attento e consapevole. Ecco la bellezza del potere del “voto col portafoglio” e della capacità di ognuno di noi di fare un pezzettino di strada verso quella conversione ecologica integrale auspicata da Papa Francesco e necessaria per il benessere del creato e delle sue creature.