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Questa è perfetta letizia

Rubrica a cura dei Frati di San Martino Secchia: a conclusione del cammino quaresimale sul sinodo visto come “cantiere”

Questa è perfetta letizia

 

Concludendo la serie di articoli sul sinodo visto come un cantiere, ci soffermiamo sul tema della vera letizia. La consideriamo prima nel credente in generale e poi nel lavoratore credente. Nel credente. In campo edile, all’interno dell’area di lavoro dove si costruisce un edificio ci sono diverse figure tra le quali il manovale, ovvero colui che ha mansioni esecutive ed è addetto a lavori di fatica fisica, preziosi dove non si può arrivare con una gru, una ruspa, ecc.. In questo modo viene trasportato il materiale necessario per la costruzione. Se trasferiamo questa immagine nell’ambito della vita spirituale, possiamo ricordare quando San Paolo dice di portare i pesi gli uni degli altri (Gal. 6,2), riferendosi all’amore servizievole che ciascuno può offrire e accogliere.

Può capitare di portare un peso per me leggero a favore di una persona per la quale quello stesso peso è molto gravoso; viceversa qualcuno può portare facilmente un mio peso che sarebbe per me superiore alle mie capacità di sopportazione. In questo modo nel cantiere della comunità cristiana, scaturisce la gioia attraverso la collaborazione, la solidarietà, la corresponsabilità, le quali fanno emergere la letizia della comunione, del vivere insieme solidali, uniti nel Signore fonte di ogni bene e principio di unità.

C’è un santo della gioia, San Francesco di Assisi, che ci offre un fatto emblematico della sua vita, quando si mette da buon muratore a ristrutturare una chiesa vecchia, fatiscente e in rovina; questo giovane sconosciuto diventerà davvero il santo che ha ravvivato e ringiovanito la Chiesa universale del suo tempo con il messaggio della letizia senza confini, perché proveniente solo dal Padre Celeste e destinato a tutti. Nel cantiere del Signore che è la Chiesa abbiamo tutti la qualifica di battezzati, ovvero di figli di Dio in Cristo, questo ci abilita ad esercitare la “manualità” appartenente a ciascuno.

Nel lavoratore credente. In alcune professioni c’è chi si distingue per un’ottima manualità in quanto attraverso l’uso delle mani è abile nel suo settore lavorativo, con specifiche mansioni che a volte diventano quasi insostituibili. E’ il caso di un sarto che confeziona abiti su misura perfettamente calzanti, dando risalto all’eleganza di una persona. Oppure riguarda un chirurgo che con perizia e precisione interviene per riportare in buona salute l’ammalato. O il viticoltore che con paziente e costante accortezza coltiva la vite anche per chi sa gustare in sana allegria il buon vino assieme ad amici e persone care. Questi tre esempi ci rivelano quanto sia importante vivere il proprio lavoro nella prospettiva della gioia provata nel proprio lavoro e suscitata negli altri attraverso la propria professionalità. E’ necessario saper cogliere le piccole gioie nascoste nelle opere compiute anche se difficili da trovare, ma che ci sono e costituiscono la trama quotidiana del nostro impegno.

Questo è lo stile lavorativo che dobbiamo mantenere noi credenti nel cantiere della vita terrena, ricordandoci che per sua natura un cantiere è sempre a tempo determinato, provvisorio, in vista dell’abitazione definitiva della casa in costruzione. Affidiamoci a Maria immaginando la contentezza provata nell’incontro con suo Figlio risorto, chiedendole di essere altrettanto lieti nella nostra permanenza per sempre in Cielo con la Trinità fonte inesauribile di felicità.

Fra Giuseppe Fratelli di San Francesco

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