Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 7 maggio 2023.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Commento
Il Vangelo di questa domenica è tratto dai discorsi di addio dell’ultima cena secondo l’evangelista Giovanni. Gesù ha fatto il segno della lavanda dei piedi, Giuda è già uscito dalla stanza e ora in un clima di grande tranquillità e intimità ci si può abbandonare a discorsi che esprimono le verità più profonde. Nel capitolo 14 Gesù si concentra sul fatto che torna al Padre e un po’ tutto il dialogo gira intorno al tema del viaggio. Il discorso è interrotto e vivacizzato dalle obbiezioni di due discepoli, Tommaso e Filippo, che danno lo spunto a Gesù per approfondire alcuni temi. Le prime parole sono un invito a non avere paura, anzi ad avere fede. L’atteggiamento chiave del discepolo è quello della fede e di trovare stabilità nel Signore. Gesù dice di andare a preparare un posto e che nella casa del Padre ci sono molte dimore.
Vediamo qui un’esplicitazione del discorso sull’aldilà come si era andato sviluppando negli ultimi secoli di giudaismo. Il tema delle dimore dell’aldilà si trova in molti testi apocalittici dell’epoca ma Gesù lo inserisce pienamente nella sua idea di rapporto tra Lui e il Padre, l’aldilà diventa la casa del Padre. In questa casa c’è posto per tutti ed è il luogo del ritrovarsi e della comunione. A questo punto c’è la prima domanda, quella di Tommaso, che ha capito che si parla di un luogo ma non conosce la via per arrivarci. Gesù risponde con la famosa frase «io sono la via, la verità e la vita». Merita soffermarsi su questa frase. I tre termini via, verità e vita sono collegati secondo lo stile della lingua semitica di Gesù e la frase si può riformulare come «io sono la via da percorrere, perché rivelo la verità e dono la vita». Gesù ha rivelato la verità su Dio e sull’uomo e ha comunicato a tutti gli uomini la vita stessa di Dio. Il termine via ci parla di un cammino, di un’evoluzione, di sentirsi in viaggio per andare da qualche parte; il cristiano è continuamente chiamato a uscire dalle sue sicurezze, dalla sua casa, per muoversi verso un futuro aperto dalle promesse di Dio.
Le parole di Gesù sul conoscere il Padre suscitano la domanda di Filippo, che sembra quasi stanco di complicazioni e chiede in sostanza “solo” di poter vedere il Padre. La richiesta di Filippo è tanto appassionata, definitiva e ingenua da essere commovente. Gesù risponde affermando che chi ha visto Lui ha visto il Padre, che non c’è altra via che quella mostrata dal Figlio. Questa risposta resta sempre da approfondire anche per noi. In fondo la carne del Figlio può velare apparentemente la divinità e la rivelazione nella storia lasciare il desiderio di un assoluto non intrecciato con le ambivalenze del mondo. Eppure la carne di Cristo è la cosa migliore. Non lascia alcuna possibilità di fuga in un facile misticismo o in un’esperienza religiosa che s’impadronisca di Dio; in Gesù tutto è dato in una forma meravigliosamente umana che ci incoraggia a dare valore e a vivere a fondo ogni aspetto della nostra esistenza. La nostra fatica di conoscere il mondo e di costruire una vita buona non è un limite ma il luogo in cui pienamente in Gesù Cristo incontriamo il Padre, salvaguardando la sua infinita trascendenza.