La disapprovazione della pazzia
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon.
La malattia mentale, ancora oggi, suscita imbarazzo a quelle persone che si ritengono “sane di mente” e incontrano altre persone considerate “matte”. Fin da prima di Cristo, una certa sensibilità alla malattia mentale, viene espressa chiaramente. Chi ripercorre la storia dell’assistenza ai malati di mente, cita spesso Ippocrate, collocabile a circa 400 anni prima di Cristo e, da lì in poi, molte persone si sono accinte a prestare attenzione, cura, assistenza a questi malati, oppure, hanno cercato di “risolvere” le loro situazioni portandoli fuori dalla città, eliminando chi mostrava bizzarrie, deviazioni morali, vizi e peccati, cercando di salvaguardare, in questo modo, la collettività dal pericolo di contagio. La storia ricorda la caccia alle streghe, il Malleus Maleficarum (trattato pubblicato nel 1487 dal frate domenicano Heinrich Kramer, scritto con lo scopo di reprimere l’eresia, il paganesimo e la stregoneria) era un vero e proprio manuale di caccia alle streghe. Questo testo ci dice come il folle era visto alla stregua di un mago o una strega, pericoloso per la società e quindi da eliminare: una vera e propria uccisione sacrificale.
Si arrivò all’epoca dei manicomi con l’uso di mezzi di contenzione che parevano più strumenti di tortura che ausili medici; si sperimentò anche qualche trattamento curativo che molto spesso finiva per uccidere il paziente. Questa storia, così densa ma chiara nel suo svolgersi, è un monito per non ricadere negli stessi errori, in realtà però, non ha sortito un gran effetto positivo: dobbiamo riconoscere ancora che le esperienze passate non sono bastate ad allontanare il pericolo di stigmatizzazione dei malati mentali. Ancora oggi lo stigma incombe, è pregiudizievole ed una strada facile verso il rifiuto della diversità. Un esempio molto bello su cui riflettere l’ho letto in questi giorni attraverso le parole di una poesia di Alda Merini, anch’essa internata per più di dieci anni in un ospedale psichiatrico: in me l’anima c’era della meretrice, della Santa, della sanguinaria e dell’ipocrita. Molti diedero al mio modo di vivere un nome e fui soltanto una isterica.