La relazione tra giovani e anziani
Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon.
Nessuno può negare le difficoltà generazionali nei rapporti e relazioni tra giovani e anziani, questo però, c’è sempre stato e sempre ci sarà, è fisiologico. Ciò che stride è l’assoluta strafottenza, la mancanza di rispetto, di ascolto, di pensare che chi si ha davanti non è solo una persona con tanti anni, difficoltà motorie, lentezza cognitiva ma è una persona con una storia, un passato e un presente, una dignità che deve essere assolutamente riconosciuta. La nostra è una cultura di vecchi ma manca una cultura della vecchiaia. Credo che una causa di tutto questo derivi dalla mancanza di una storia familiare buona, dove gli anziani hanno una giusta collocazione, dove gli adulti servono le necessità dei nonni e questi hanno una degna posizione all’interno della famiglia. Dov’è oggi la famiglia? Dov’è oggi il luogo di esperienze vissute a fianco di genitori, nonni, fratelli…
Se non si ha memoria della famiglia non si avranno nemmeno gli strumenti per rispettare ed ascoltare gli adulti e gli anziani. La famiglia perfetta non esiste, ombre e luci fanno parte della nostra storia ma è questa storia che ci consola e ci insegna come relazionare con giovani, adulti e anziani. La Sacra Scrittura sottolinea che la vecchiaia è benedizione “Davide morì in vecchiaia sazio di anni…” 1Cr 29,28; l’anziano può dare ancora qualcosa: “nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi” Salmo 92. L’anziano, allora, deve essere stimato, onorato, ascoltato: “onora tuo padre e tua madre perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il signore tuo ti dà.” Es 20,12. Enzo bianchi ha scritto un libro intitolato:” ogni cosa alla sua stagione”, non, “ogni cosa ha la sua stagione”, altrimenti vorrebbe dire che finita quella storia si deve essere rottamati: non sia mai! Ogni stagione della vita ha le sue ricchezze: mettiamoci a sedere e scopriamole, giovani con vecchi e vecchi con i giovani.