Pubblicato il

Riforma penale Cartabia: un’opportunità?

“Lo sportello di Notizie”: l’avvocato penalista Cosimo Zaccaria interviene su questioni inerenti il vivere quotidiano

Riforma penale Cartabia: un’opportunità?

 

Sono trascorsi alcuni mesi dall’operatività, quasi completa, della riforma Cartabia (in merito al processo penale, punta a velocizzarlo andando ad eliminare tutti gli aspetti che maggiormente lo rallentano e ne aumentano il carico. Un esempio chiaro in tal senso è rappresentato dall’intervento attuato sulle prescrizioni e la ragionevole durata dell’impugnazione. La riforma conferma che la prescrizione del reato resta bloccata dopo la sentenza di primo grado, sia essa di condanna che di assoluzione, ma modifica il decorso successivo alla pronuncia. Più nel dettaglio viene imposto un limite di tempo massimo per il giudizio d’appello e di Cassazione, ndr) in tema di processo penale. Efficacia parziale, perte, Alcuni rilevanti istituti, quali la digitalizzazione del processo penale, le condotte riparatorie, le udienze predibatrimentali entreranno in vigore prossimamente. Questa frammentazione pone una riflessione: come è possibile che sia stato necessario differire l’intera vigenza della riforma? Quale credibilità formale e sostanziale ha una normativa a formazione progressiva?

Certamente, gli operatori effettivi del processo penale hanno assistito e stanno osservando con un certo stupore a questa modalità tentennante di riforma, anche stenta a partire. Uno dei principi normativi su cui si fonda il nostro sistema è la certezza e la chiarezza della legge, soprattutto in un ambito, quale quello penale, incidente sulla libertà personale.

Diversamente si verserebbe (…forse si versa) in una condizione di incertezza, di impossibilità di comprendere esattamente chi è che è sanzionabile da chi e chi è non lo è; quando si può essere incarcerati o meno? Non è questione di poco conto? Nonostante ciò, si è ancora in attesa della completa operatività della riforma Cartabia. Ci si chiederà come sia stato possibile a fronte di una serie di elementi quali: – anni di lavori parlamentari; – commissioni di studio composta da tecnici ; – roboante propaganda. Una cosa è certa e va detta con chiarezza: anche in questo ambito, a farla da padrone, è stata un’esigenza economica/finanziaria: il Pnnr. Acronimo impronunciabile con assonanza a goliardici sberleffi, ma che ormai gestisce, dall’alto, molti settori della nostra esistenza umana e commerciale.

Ebbene: le scadenze europee per la fruizione del Pnnr hanno imposto una corsa, da parte dell’allora subentrante governo Draghi, per approvare una sorta di riforma del processo penale che potesse consentirci di accedere al denaro promesso. In questa corsa, si è tentato di accontentare tutte le parti politiche contendenti, rimandando argomenti (quali la digitalizzazione), fra i primi ad essere a cuore della Comunità Europea. In questa kermesse di diplomatica compiacenza politica, forse, ci si è dimenticati dello spirito della riforma, delle esigenze effettive di chi, quotidianamente fruisce del mondo della giustizia: i cittadini; gli operatori processuali.

Sicuramente la itinerante riforma Cartabia è stata una opportunità economica (i parametri formali sono stati rispettati: evviva la tecnocrazia ). Per quanto riguarda il punto di vista strettamente processuale e non ragionieristico (quello che più interessa ai cittadini e al mondo del processo penale), si tratta di una opportunità mancata? Rectius differita!

Condividi sui Social