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Manda il tuo spirito, Signore, a rinnovare la terra

Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 28 maggio 2023.

Manda il tuo spirito, Signore, a rinnovare la terra

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fi anco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Commento

Nella solennità di Pentecoste ascoltiamo un brano del vangelo di Giovanni in cui Gesù risorto appare agli apostoli e dona lo Spirito Santo. Nella narrazione di Giovanni è questo il momento dell’effusione dello Spirito Santo. Gesù fa il gesto di soffiare richiamando tutta la tradizione biblica dello Spirito come soffio. Non possiamo non ricordare il gesto con il quale il Creatore anima Adamo, soffiando dentro di lui la vita. Anche la Pentecoste è quasi una creazione, la generazione di un uomo spirituale che vive tra le cose del mondo in un modo nuovo. Anche le altre letture di questa domenica sono dedicate al tema dello Spirito Santo. Nella prima leggiamo dagli Atti degli apostoli il racconto più famoso della Pentecoste. Lo Spirito discende sugli apostoli e subito gli uomini di tutte le nazioni li odono nella loro lingua raccontare le opere del Signore.

Si compie la profezia del profeta Gioele: «dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diventeranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (Gl 3,1). Effetto dello Spirito è la comunione degli uomini tra loro e con Dio; lo Spirito è spirito di comunione. I racconti di Atti insistono spesso sull’importanza dello Spirito nella vita dei primi cristiani che si manifestava anche con carismi straordinari come il dono di parlare le lingue o la profezia. Tutta la comunità viveva una presenza palpabile dello Spirito e una consapevolezza che la vita dei credenti è immersa nello Spirito. Anche negli scritti di San Paolo, tra cui la seconda lettura di oggi, c’è un grande interesse per la presenza dello Spirito nella vita dell’uomo di fede.

Paolo che pure conosce anche le manifestazioni straordinarie dello Spirito, è più interessato a indagare la sua presenza intima nella vita del cristiano e della Chiesa, quasi il suo ruolo normale e quotidiano. La nostra esistenza cristiana è tutta nello Spirito: «nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo». La stessa presenza di ministeri e ruoli all’interno della Chiesa è sempre messa in relazione all’attività dello Spirito. Una delle immagini più belle usate per parlare dello Spirito è quella del vento. Gesù afferma che «il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,8). L’immagine del vento ci parla di una certa imprendibilità dello Spirito che ne fa forse uno degli elementi della nostra fede meno frequentati, più difficili da far entrare in una sensibilità quotidiana. Una spiritualità dello Spirito è delicata e ineffabile, attenta all’indicibile mistero e soprattutto aperta al dono.

Lo Spirito Santo è sempre legato nella Scrittura al tema del dono (Atti 2,38; 8,20; 10,45; 11,17). Mediante il dono dello Spirito Santo l’amore di Dio viene effuso nei nostri cuori (Rm 5,5). Il tema dei doni dello Spirito è sempre stato al centro della nostra tradizione. Come il vento non si vede ma si vedono i suoi effetti sulle cose, così dello Spirito apprezziamo gli effetti nella nostra vita che sono appunto detti doni, nel caso dei sette famosi doni dello Spirito Santo, oppure frutti nel caso del celebre testo di San Paolo della lettera ai Galati: «il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22).

Da qui nasce la spiritualità cristiana che non è fatta di sentimentalismi ma si radica in una vita aperta all’azione dello Spirito e che riconosce in un profondo silenzio interiore la miglior predisposizione all’accoglienza dello Spirito. Tutto l’uomo è trasformato, dalla nostra intelligenza che diventa capacità di discernimento, fino alle profondità del nostro cuore che è raggiunto e contagiato dall’amore. Da qui può nascere armonia, comprensione, apertura verso le novità del futuro e speranza verso ciò che può portare la vita. Un dono prezioso che ci aiuta a non rimanere chiusi nelle rigidità dei nostri bisogni, delle nostre opinioni e delle nostre vecchie abitudini.

L’opera d’arte

Plautilla Nelli, Pentecoste (circa 1555), Perugia, chiesa di San Domenico. “La prima pittrice fiorentina” così è stata definita suor Plautilla Nelli (1524-1588), più volte priora del monastero domenicano di Santa Caterina in Cafaggio a Firenze, legato alla spiritualità savonaroliana. Autodidatta, Plautilla fu promotrice di una piccola “bottega” artistica nel convento: se gran parte della sua produzione era per la devozione delle consorelle, tuttavia alcune opere uscirono dal monastero per abbellire altri conventi, chiese e raccolte di privati. Fra queste la Pentecoste, tuttora nella sede originaria in San Domenico a Perugia, unico esempio di questo soggetto, insieme all’Ultima Cena, ad essere dipinto, in antico, da una donna.

“Apparvero loro lingue come di fuoco – si legge negli Atti degli Apostoli -, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro”: le scintille emanate dallo Spirito Santo, sotto forma di colomba, si posano come fiamme sulle teste dei membri della Chiesa riuniti nel Cenacolo. Al centro, spicca un gruppo di donne, novità introdotta dalla sensibilità della pittrice: la Vergine attorniata da Santa Maria Maddalena e da tre altre sante, di cui due monache.

V.P.

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