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Quando a decidere è l’amministratore di sostegno

Etica della vita, una rubrica di Gabriele Semprebon.

Quando a decidere è l’amministratore di sostegno

 

Le malattie croniche (demenze, SLA, Alzheimer…), sempre più presenti nella vita dell’uomo di oggi, aprono diversi fronti riguardo alla capacità giuridica e alla capacità di agire della persona malata, in quanto queste lunghe patologie invalidanti e degenerative, pongono il serio problema di quanto il soggetto sia ancora in grado di prendere decisioni per se, per il proprio bene e per i propri beni. In questi ultimi decenni è divenuta sempre più urgente la necessità di disporre di uno strumento giuridico flessibile, rispetto all’interdizione e alla inabilitazione, capace di gestire le situazioni che non rientrano completamente nelle previsioni dei due istituti sopra citati. Nasce l’istituto dell’amministrazione di sostegno, introdotto nel 2004 con la legge 6. La persona che si trovi, causa patologia, ad essere impossibilitato parzialmente, temporaneamente o per sempre a provvedere ai propri interessi, può essere assistito da un amministratore di sostegno nominato dal giudice tutelare.

Il soggetto destinatario viene affiancato da una persona che provvede al compimento di atti giuridici in luogo dell’assistito o lo assiste nel compimento degli stessi. Il pensiero sotteso a questa formulazione è la piena tutela dei soggetti fragili quindi, l’amministratore di sostegno, deve assolutamente fare l’interesse dell’assistito e non il proprio. All’interno del decreto di nomina, il giudice specifica quali sono gli atti che il beneficiario può portare a termine in autonomia e quali coadiuvato dall’amministratore.

Le persone che possono essere nominate, solitamente, sono un familiare, un legale o altra persona di fiducia. Le persone autorizzate alla presentazione dell’istanza al tribunale possono essere il soggetto stesso, i responsabili dei servizi sociali e sanitari, le persone che gravitano intorno all’ammalato. Da queste poche righe, mi rendo conto molto tecniche, si evince l’importanza di questa importante figura ma anche la responsabilità di chi si assume un ruolo di questo tipo; come già altre volte abbiamo sottolineato in questa rubrica, l’amministratore di sostegno deve rappresentare la persona non i propri interessi quindi ogni decisione deve essere doppiamente valutata per poter realizzare non solo quello che è bene per il paziente ma anche quello che lui desidera.

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