La famiglia di Maria
Un nuovo dono al Museo diocesano: un gruppo di tre figure in ceramica, opera di bottega napoletana del XVIII secolo.
di Andrea Beltrami
Grazie alla generosità di Maria Letizia Bignardi, il Museo diocesano cardinale Rodolfo Pio di Savoia acquista un’opera interessante sotto il profilo artistico ma altrettanto significativa dal punto di vista iconografico. Si tratta della Sacra Famiglia di Maria, rappresentata in tre personaggi, opera di bottega napoletana della seconda metà del XVIII secolo. Sant’Anna è seduta su un ricco seggiolone e alla sua destra, in piedi, si trova San Gioacchino; Maria bambina è tra i genitori. Le tre figure, in ceramica dipinta, sono rivestite di abiti importanti, in raso di seta con passamaneria traforata a trama d’oro e posano su un basamento di legno intagliato. L’opera apparteneva alla signora Franca Bertacchini Corsini che l’ha lasciata alla signora Bignardi.
Come detto sopra, oltre all’aspetto storico e artistico, di indubbio interesse, la Famiglia è singolare an-che per l’iconografia; non si trova spesso Maria bambina assieme ai suoi genitori. Sappiamo infatti che nelle Scritture Anna e Gioacchino non sono nominati, a differenza, invece, dei vangeli apocrifi in particolare nel Protovangelo di Giacomo, risalente alla metà del II secolo dopo Cristo e quindi nel Vangelo dello Pseudo-Matteo e nell’Evangelium de nativitate Mariae, poi acquisiti nella Legenda Aurea di Iacopo da Varazze. Nei racconti ci si sofferma a ricostruire la loro genealogia e il loro stato sociale perché diventi chiaro il filo del tempo che, dalla tribù di Levi per Anna e la stirpe di Davide per Gioacchino, conduce alla nascita di Gesù Cristo.
Gioacchino abitava a Gerusalemme, ed in età avanzata si era sposato con Anna e non riuscivano ad avere figli. Questo fatto li isolò all’interno del popolo ebraico, dove la sterilità veniva considerata un indizio di malvagità e un segno della maledizione divina. Per ottenere il dono della paternità, Gioacchino si ritirò in montagna dove pregò e digiunò per quaranta giorni. Dio ascoltò le sue preghiere e quelle di Anna. Un giorno, mentre Gioacchino era al lavoro nei campi, gli apparve un angelo, per annunciargli la nascita di un figlio. Anche Anna ebbe la stessa visione. Quando venne alla luce la loro bambina decisero di chiamarla Maria, che si-gnifica “amata da Dio”. Una volta cresciuta Maria venne condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè.
Il culto dei genitori della Vergine Maria fu tardivo in Occidente, con inizio intorno al X-XI secolo, mentre nell’Oriente cristiano già nel VI secolo si avevano manifestazioni liturgiche rilevanti, specialmente in collegamento con le feste mariane quali la Concezione e la Natività. Si trattava di occasioni importanti per esprimere, con preghiere, commenti e canti, la venerazione dei genitori della Madonna, in termini moderni si direbbe per festeggiare la genitorialità di Sant’Anna e San Gioacchino. Visto l’accrescere dell’interesse per queste due figure, anche da parte della Chiesa Cattolica, si addivenne alla decisione, da parte di papa Gregorio XII, di unificare nel 1584 la loro festa liturgica al 26 luglio. Rinnovando i ringraziamenti alla Signora Maria Letizia Bignardi per la donazione, invitiamo a venire a visitare l’opera e il Museo diocesano, che espone sempre qualcosa di nuovo per favorire la conoscenza del nostro patrimonio locale.