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Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida

Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 18 giugno 2023.

Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Commento

Il vangelo di questa domenica conclude i capitoli 8 e 9 nei quali Gesù ha mostrato la sua forza di guaritore ed esorcista e introduce al capitolo 10 dove dà istruzioni per la missione dei discepoli. Il versetto 9,35 che oggi non leggiamo riassume l’azione di Gesù dicendo che percorreva città e villaggi, insegnando, annunciando il vangelo e guarendo dalle malattie. Non ci sfugga come in questa descrizione si fa notare che Gesù abbraccia tutto l’uomo nella sua azione che riguarda un insegnamento e dunque un capire le cose della vita, un annuncio di salvezza che nutre lo spirito e una guarigione dei corpi che riconosce che l’uomo è una totalità bisognosa di essere sanata. Allora diventa ancora più significativo il primo versetto del vangelo di oggi. Gesù si commuove vedendo le folle che sono come pecore senza pastore e di conseguenza stanche e sfinite.

È interessante notare che l’evangelista Matteo trova la maggior parte di questi versetti nelle sue fonti ma introduce di suo il particolare che erano stanche e sfinite: alla lettera il greco si potrebbe tradurre «lacerate e gettate a terra». Questa aggiunta è forse motivata dal fatto che Matteo scrive dopo i fatti del 70 d.C. che hanno visto la distruzione del tempio e i drammatici eventi conseguenti sia nella comunità ebraica che nella nascente comunità cristiana. Tuttavia, questa stanchezza si può collegare anche alla grande tradizione biblica in cui il popolo, come un gregge, è disperso e angosciato quando non ha un pastore che lo guidi e lo faccia con amore. Ecco che allora Gesù si propone come pastore, ma fa anche di più, propone che i suoi discepoli diventino pastori di questo popolo stanco e disperso.

Nel testo segue allora l’elenco dei dodici che sono mandati a Israele per essere pastori come il maestro, ad annunciare il regno di Dio, allontanare il male e «guarire ogni malattia e ogni infermità» (esattamente la stessa espressione usata prima per descrivere l’azione di Gesù). L’espressione «la messe è abbondante» deve essere ben compresa, perché oggi nella nostra lettura ordinaria rimanda immediatamente alla necessità di vocazioni di speciale consacrazione per mandare avanti la vita della Chiesa.

Alla luce del nostro testo la messe è l’evento escatologico della irruzione del regno di Dio nel mondo, una assoluta novità che ha un carattere definitivo: Dio sta entrando definitivamente nella storia. Questa novità, che è una buona novella, rischia di trovare gli uomini stanchi e sfiniti, dispersi e striscianti a raso terra e dunque incapaci di accorgersene. Dio arriverà e gli uomini, stremanti, non se ne accorgeranno. Dunque, al centro di questo brano c’è un popolo che per la sua alienazione rischia di non riuscire più ad accorgersi di un futuro bello che sta arrivando.

Se le cose stanno così questi versetti parlano anche di noi. Stanchezza, sfiducia, volare basso sono tratti della nostra vita di oggi dei quali non sarebbe difficile fare esempi. Più difficile immaginare l’annuncio di una buona novella che smuova e riattivi gli uomini nella loro totalità di intelligenza, cuore e corpo. Questo sarebbe oggi salvezza, a questo viene mandata tutta la comunità cristiana, cioè la comunità di chi, a contatto con il Risorto, riesce realmente a concepire un futuro per gli uomini.

Come i discepoli del tempo di Gesù, i cristiani di oggi, i battezzati, non possono accontentarsi di ripetere formule di salvezza imparate a memoria, la stanchezza non si vince con la stanchezza. C’è qualcuno che ancora vuole raccogliere il mandato «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni»? Forse solo quelli che hanno voglia di mettersi in strada (strada facendo) e andare in giro per il mondo commuovendosi come il Maestro, anzi con a fianco il Maestro.

L’opera d’arte

Masaccio, Pagamento del tributo (1425), Firenze, Santa Maria del Carmine. L’opera, che vediamo qui a fianco, è un particolare dell’affresco realizzato dal grande maestro del primo Rinascimento per la Cappella Brancacci, una scena dal ciclo delle storie di San Pietro. L’episodio raffigurato, ovvero Gesù che invita Pietro a pagare il tributo richiesto per entrare nella città di Cafarnao, ci mostra il Maestro attorniato dai discepoli mentre affida al “primo” di loro, come si legge nel Vangelo di questa domenica, un compito, un “mandato”.

Ciascuno ha la propria aureola, raffigurata in perfetta visione prospettica. Sulla destra, un gabelliere richiede il denaro per l’ingresso in città. Quest’ultimo è voltato di spalle e col viso in ombra, secondo la posizione riservata tradizionalmente ai malvagi come Giuda Iscariota o il diavolo. Gesù, figura solenne ed imperturbabile, intima a Pietro – vestito di azzurro e dal mantello giallo – con un gesto eloquente della mano, di recarsi in riva al lago dove troverà un pesce che nella gola ha la moneta. Pietro sembra sorpreso dalla richiesta – le sopracciglia sono infatti aggrottate – e indica anch’egli a sinistra, come per chiedere conferma dell’ordine.

V.P.

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