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Diario missionario dal Madagascar /4

Nella rubrica “Diario missionario dal Madagascar” gli appunti di viaggio quotidiani inviati da don Antonio Dotti, direttore del Centro Missionario di Carpi, che in questi giorni accompagna il vescovo Erio Castellucci nella visita pastorale sull’“isola rossa”, insieme a Francesco Panigadi, direttore del Centro Missionario di Modena

Diario missionario dal Madagascar /4

Foto Pagina Facebook Missio Modena

 

In questi giorni (26 giugno-7 luglio) il vescovo Erio Castellucci si trova in Madagascar per una visita pastorale accompagnato da don Antonio Dotti, direttore del Centro Missionario di Carpi, e Francesco Panigadi, direttore del Centro Missionario di Modena.

In questa rubrica pubblichiamo gli appunti di viaggio quotidiani inviati da don Antonio Dotti.

Giorno 5

Questa mattina siamo partiti per Antsenabolo, a conoscere il terreno sul quale il vescovo Alfredo (Caires, vescovo di Mananjary, ndr) vorrebbe realizzare il progetto ambizioso: il centro fisioterapico assieme ad una Casa della Carità maschile. Il luogo è suggestivo perché domina sul paese. Emanuele (Barani, ndr) che è ingegnere civile nota però che si dovrà scavare almeno 100 metri in profondità per portarci l’acqua.

La tappa successiva del nostro viaggio è Ampasimanjeva, dove è stato realizzato dalla diocesi di Faranantsoa un ospedale privato. In Madagascar la sanità è a pagamento ma, a differenza di quella statale, dove tu entri solo se paghi, qui accolgono tutti e poi paghi quello che puoi. Dagli anni ’70 ad oggi tanti medici e infermieri volontari hanno aiutato e sostenuto con le loro capacità professionali questa realtà, che serve un distretto di almeno centomila persone. Ultimamente si sta portando avanti un progetto 8xmille della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) di ampliamento, presentato dalle diocesi di Modena e Reggio Emilia insieme. Emanuele lavora a questo progetto, sua moglie Maria Teresa (Gambigliani, ndr) e Deborah (Gualtieri, ndr) invece sono inserite con delle mansioni nell’ospedale.

Per arrivarci si affronta tanta strada sterrata, intorno solo la terra e la polvere rossa tipica dell’isola. Ma per fare 12 chilometri impieghiamo almeno un’ora, rischiando di rompere le sospensioni.

Attraversiamo con un ponte “molto suggestivo” il fiume Faraony, dove dicono ci siano anche i coccodrilli. Attorno solo risaie, per cui il rischio di contrarre la malaria aumenta in probabilità.

Siamo ospitati dalle suore della Casa della Carità che cucinano magnificamente due pescioloni comprati al mercato qualche giorno prima.

Il mercato lo visitiamo nel pomeriggio: è un’esplosione di persone, colori e suggestioni. Qui è attivo ogni giorno, perché la vita del paese ruota attorno all’ospedale ed i parenti dei malati hanno sempre bisogno di tutto (perché lo stato per la sanità, come abbiamo capito, non passa niente).

Una donna è intenta a separare col setaccio di truciolo il grano dalla pula, e subito vengono in mente le parole del Vangelo sul giudizio. Un branco sempre più numeroso di bambini incuriositi ci segue, noi “Vasà” (stranieri bianchi) siamo l’attrazione della giornata, ma subito vengono in mente le parole di Gesù: “lasciate che i bambini vengano a me, di essi è il Regno”.

Un particolare importante: le suore che ci stanno ospitando hanno qui, per indicazione del loro stesso fondatore don Mario Prandi, come poveri a cui dedicarsi, i malati dell’ospedale.

Alla messa don Erio ricorda i primi martiri romani. Nell’omelia parla della Speranza cristiana che dopo guerre, calamità e persecuzioni è come una fiamma che non si spegne e illumina il buio. Ha un nome la Speranza: il più inflazionato è Amore, quello delle letture è “vita donata”. E ha concluso: chi dona la vita non ha più nulla da perdere perché la vita donata è la sostanza della vita eterna.

A cena le suore hanno preparato una pizza deliziosa ed il vescovo si è dedicato con tenerezza a giocare con la piccola Toky, mentre il papà Emanuele raccontava della loro prima esperienza missionaria in Ciad. Partecipa ai nostri pasti anche Cecilia Pellicciari, dirigente Ausl di Modena che per qualche mese tutti gli anni viene in questo ospedale a dare una mano all’organizzazione, perché sia portata avanti dai malgasci. Domani mattina dopo lodi e colazione faremo la visita guidata ai vari reparti e ci spiegherà per bene come funziona.

4-continua

 

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