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Diario missionario dal Madagascar /6

Nella rubrica “Diario missionario dal Madagascar” gli appunti di viaggio quotidiani inviati da don Antonio Dotti, direttore del Centro Missionario di Carpi, che in questi giorni accompagna il vescovo Erio Castellucci nella visita pastorale sull’“isola rossa”, insieme a Francesco Panigadi, direttore del Centro Missionario di Modena

Diario missionario dal Madagascar /6

Messa a Ampasimanjeva

Foto Pagina Facebook Missio Modena

 

 

In questi giorni (26 giugno-7 luglio) il vescovo Erio Castellucci si trova in Madagascar per una visita pastorale accompagnato da don Antonio Dotti, direttore del Centro Missionario di Carpi, e Francesco Panigadi, direttore del Centro Missionario di Modena.

In questa rubrica pubblichiamo gli appunti di viaggio quotidiani inviati da don Antonio Dotti.

 

Giorno 7

Facciamo colazione alle 6 perché alle 7 parteciperemo alla messa della parrocchia dell’ospedale. D’altronde è domenica, il giorno del Signore.

Ci troviamo a mangiare al lume delle torce e dei cellulari perché è venuta di nuovo meno la luce. Ha un suo romanticismo, se vogliamo.

Attraversando il villaggio ospedaliero dico a don Erio che in fondo la prima Nomadelfia nel campo di Fossoli non doveva essere poi così diversa da questa cittadella della carità.

Lungo la strada (tutte sono sterrate e rosse) Cecilia ci indica la casa in legno del calzolaio. È una persona disabile a cui Luciano Lanzoni aveva insegnato il mestiere e che l’ospedale ha poi assunto.

Com’è la messa domenicale della comunità di Ampasimanjeva?

Anzitutto è unica, della comunità, le persone non si fanno problemi a convenire alle 7 del mattino, vestiti quasi tutti a festa. Sono radunate circa 900 persone, tutte le età sono rappresentate ma con una maggioranza giovanile. I piccoli piangono anche qui, i preadolescenti chiacchierano tra loro anche qui. Hanno l’abitudine di spiegare ogni pezzo della messa e questo francamente appesantisce un po’ la festa. Non abbiamo assistito a dei balli ma abbiamo ascoltato dei bellissimi canti a più voci. Ma solo in due occasioni la corale ha cantato per conto suo, accompagnando dei movimenti dell’assemblea. Per esempio, la processione dove ognuno porta l’offerta davanti all’altare. Le raccolte delle offerte sono state due. La prima all’offertorio è per i poveri, la seconda dopo la comunione è per i lavori di restauro della chiesa, rovinata in alcuni punti dal recente tifone. La comunione è stata ricevuta solo da una minoranza dell’assemblea mentre tutti, veramente tutti anche i bambini piccolissimi, portano le offerte all’altare.

D’altronde, ci raccontava il parroco malgascio don Rodolfo, quest’anno hanno celebrato 250 prime comunioni, ma di fedeli che vanno dai 10 ai 18 anni.

I chierichetti sono solo bambini mentre chi legge le letture e le preghiere dei fedeli sono solo donne e ragazzine. I chierichetti che portano le candele entrano in processione con queste sì, ma spente. Vengono accese solo per la lettura del Vangelo. La Sacra Scrittura entra sempre in processione fin dall’inizio e viene intronizzata (posta) sull’altare. Al termine sono stati benedetti i diplomandi, a maggioranza maschile.

La celebrazione è durata 1 ora e 40. Cui vanno aggiungi 20 minuti di avvisi.

Questo è stato in sintesi il pensiero dell’omelia del vescovo Erio (che parla un fluente francese): “‘chi accoglie voi accoglie me e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato’. Queste parole di Gesù ci portano a farci la domanda: Dov’è Dio? Dove si trova? Certo in cielo. Certo è il creatore e l’onnipotente. Ma Gesù ha aggiunto qualcosa di più e di nuovo. Lui ha rivelato che Dio è Padre. Lo ha fatto il figlio eterno. Lo ha fatto con la sua umanità. È nato come noi, ha imparato come noi, ha camminato e mangiato in mezzo a noi. Nella sua ultima parabola (Mt 25) ha detto che tutto ciò che avremo fatto ad ognuno di questi suoi fratelli più piccoli lo avremo fatto a lui. Dunque, cerchiamo Dio non in cielo ma nel volto del fratello con cui Gesù si è identificato e ha condiviso la Sua vita”.

Dopo la messa una corsa al mercato, a contrattare per acquistare qualche bella è colorata stoffa (lamba) o borsa in truciolo. Sotto una pioggia che ci lascia sepolti, ma la gente più di noi, e i bambini scalzi ancora di più.

Pranziamo dalle suore, che per esprimerci il loro affetto assieme a Cecilia hanno preparato a mano le tagliatelle col ragù. Fantastiche. Oltre a tante altre cose buone e a dei regali bellissimi.

Partiamo per Manakara alle 14, col cuore pieno di riconoscenza per queste persone e per questa casa.

A nove chilometri da Manakara, dopo quasi tre ore di viaggio, l’imprevisto che è il sale della vita e dell’avventura. La jeep ambulanza di Emanuele, che caricava parte della nostra truppa, si pianta improvvisamente. Siamo sulla strada ma distanti da tutto.

Il Vescovo intanto sereno se ne sta in fondo al pulmino e continua a lavorare al suo pc portatile.

Alan, il nostro autista, si mostra prontissimo. Prima controlla il motore della jeep e le varie spie poi, ricavato un imbuto da una bottiglia di plastica che avevamo buttato, si precipita sotto il nostro pulmino e scarica qualche litro di gasolio da versare nel serbatoio del mezzo in panne. Ha visto giustissimo, erano rimasti a secco. Ripartiamo molto consolati sapendo di essere in mani espertissime.

Il panorama intanto è cambiato, siamo sull’oceano Pacifico, tante palme da cocco e a vista d’occhio un benessere più diffuso. Sembra di trovarsi in una qualsiasi delle tante nostre possibili destinazioni marittime nel sud Italia.

A Manakara ci accoglie don Luca Fornaciari col rinnovato consiglio pastorale parrocchiale. Cantano e pregano per noi nella chiesa parrocchiale e ci fanno doni. Don Erio prima di dare la benedizione, ringraziando ricorda Luciano Lanzoni come missionario della diocesi di Carpi: “So che il suo cuore era qui, sono venuto a conoscere voi, ciò che gli stava veramente a cuore”.

Alla sera usciamo insieme. Ci sono don Simone, anche lui “fidei donum” della Chiesa di Reggio Emilia, e Teresa, una cooperante della ong Volontari Nel Mondo (quella che una volta si chiamava RTM). Con soli 7 euro a testa un rancio ottimo e abbondante (tutto di pesce!).

 

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A Manakara

 

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