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Ascoltate oggi la voce del Signore

Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 10 settembre 2023.

Ascoltate oggi la voce del Signore

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.

In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Commento

Il vangelo di questa domenica s’inserisce nel cosiddetto “discorso comunitario” (Mt 18,1-19,1), nel quale Matteo raccoglie indicazioni su come devono vivere nella loro comunità i cristiani, che in più parti chiama “fratelli” perché hanno in comune il “Padre che è nei cieli”. I versetti di oggi si concentrano sul tema della correzione fraterna, questione che probabilmente era importante nella comunità di riferimento di Matteo e anche nel giudaismo contemporaneo. In concreto il tema riguarda come comportarsi con chi compie mancanze così gravi da essere di scandalo per tutta la comunità. Viene suggerito un procedimento in tre fasi. Prima l’incontro a tu per tu per cercare di convincere. Poi l’incontro davanti a due testimoni per ottenere una maggiore efficacia. Infine il coinvolgimento di tutta la comunità, che qui viene detta “ekklesia”. Si tratta di un procedimento che ha delle basi bibliche. L’incontro a tu per tu è suggerito in Lv 19,17.

L’azione davanti ad alcuni testimoni si rifà a Dt 19,15. Norme simili le ritroviamo anche presso gli Esseni di Qumran. Nel Manuale di disciplina di Qumran si legge che il fratello che ha commesso una colpa «dovrà essere corretto nello stesso giorno… Inoltre, nessuna querela tra un solo uomo e un altro sia portata davanti ai Molti, se non dopo che la correzione è stata fatta davanti a testimoni» (1QS 5,26-6,2). L’obiettivo come dice il versetto 15 è di «guadagnare il tuo fratello» cioè far sì che il fratello resti legato a Cristo e alla comunità. È chiaro che la questione di come comportarsi nei confronti di un fratello che sbaglia è centrale in ogni comunità. Lo era allora e lo è adesso. Questo testo ci insegna prima di tutto la cura verso il fratello: non può esserci indifferente che qualcuno stia sbagliando gravemente. È prima di tutto una questione di amore essere interessati alle vicende del fratello.

Non dobbiamo confondere questo tipo d’interessamento con qualsiasi forma di pettegolezzo curioso tanto diffuso nelle comunità. Né questo testo ci autorizza alla critica spietata verso i fratelli con la scusa della correzione fraterna. Tutto il procedimento vive nel respiro dell’amore e della misericordia di Dio e solo con questa tonalità emotiva ha un senso. Allora la correzione fraterna è davvero una manifestazione dell’amorevole prendersi cura gli uni degli altri, il contrario del completo disinteresse per la vita altrui che oggi tante volte è contrabbandato come tolleranza. La vita degli altri m’interessa, la speranza di poter recuperare il fratello, di guadagnarlo a Cristo, mi sta a cuore. Di nessuno si decreta l’irrecuperabilità, al contrario si spera sempre di trovare una via per portare luce nella vita altrui. Questi versetti ci parlano di una comunità fatta di gente che può sbagliare e che perciò prevede delle strategie di recupero. Solo alla fine come ultima soluzione c’è qualcosa come una scomunica, l’allontanamento dalla comunità che non può tollerare al suo interno chi trasgredisca apertamente i suoi valori più vitali.

I versetti che seguono riguardano ancora alcuni aspetti della vita comunitaria. Il versetto 18, introdotto dalla formula solenne in verità vi dico, riguarda il potere di legare e di sciogliere che precedentemente era stato affidato a Pietro in Mt 16,19 e ora è esteso a tutti i discepoli. Si tratta sostanzialmente del potere di perdonare i peccati e, se vogliamo restare al contesto dei versetti precedenti, di far entrare o uscire dalla comunità. Infine i versetti 19 e 20 sono propri di Matteo, non hanno paralleli negli altri vangeli e riguardano la preghiera comunitaria. Quando i fratelli si riuniscono per chiedere al Signore discernimento sulla comunità e le sue necessità, il Padre risponderà prontamente. La potenza della preghiera comunitaria si basa sulla presenza del Risorto in mezzo ai suoi, che Gesù assicura nel versetto 20: «perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

L’opera d’arte

Michelangelo, Profeta Ezechiele (1511 circa), Cappella Sistina. La parola del Signore rivolta ad Ezechiele nella prima lettura anticipa profeticamente ciò che Gesù dice nel Vangelo di questa domenica: “Mi fu rivolta questa parola del Signore: ‘O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia’”. Severo nell’aspetto, come lo è il giudizio del profeta sulle iniquità di Israele, è l’Ezechiele di Michelangelo, fra i “veggenti” nella Cappella Sistina. Entro uno scranno monumentale, egli regge nella sinistra un rotolo e col volto si gira verso uno degli “assistenti” dietro di lui – Michelangelo ne pone due accanto ad ogni veggente -, che gli indica l’alto dove si trova la scena della Creazione di Eva.

Il gesto della destra sembra voler affermare la veridicità delle sue profezie. Il risalto plastico raggiunge il culmine nelle poderose gambe e negli altri tratti anatomici. La figura, infine, si staglia sullo sfondo chiaro tramite i colori degli abiti: il rosso, simbolo dell’amore divino e del fuoco della predicazione, il blu dello scialle ad indicare la contemplazione e il viola del mantello la penitenza.

V.P.

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