Democrazia è partecipazione
Verso la 50ª Settimana Sociale dei cattolici
di Nicola Marino, ufficio interdiocesano per la pastorale sociale e del lavoro
Alzi la mano chi non è preoccupato, ad ogni turno elettorale, dell’aumento dei non votanti. O chi osserva sconcertato un dibattito (o, più spesso, una rissa verbale) sui social. O chi non vive inquietudine per la capacità di Facebook, Tik Tok e compagnia, nell’influenzare persino le elezioni presidenziali americane. Potremmo continuare con esempi a noi più vicini: la difficoltà a trovare volontari nelle associazioni, o iscritti nei sindacati, o partecipanti ad un consiglio scolastico, la stanchezza diff usa nel vivere situazioni collettive e il ritirarsi nelle proprie “bolle”…
Sono solo alcuni degli indicatori di come sta cambiando la partecipazione, civica e politica, nel nostro paese. Certo, non tutto è negativo. Si colgono tanti segnali di novità, tanti germi di qualcosa di nuovo che si sta muovendo e che forse siamo noi a non riuscire a capire ed interpretare. Pensiamo alla responsabilità sociale sempre più radicata nelle imprese, insieme al coinvolgimento dei lavoratori; alla vitalità di tante associazioni; agli sforzi di tante amministrazioni locali nel coinvolgimento dei cittadini in progetti dal basso; a quelle comunità ecclesiali che ravvivano i quartieri e rafforzano un senso di appartenenza alla comunità. Ma anche a mobilitazioni, con numeri incredibili, che vediamo sui social per determinate campagne, o “dal vivo” in occasione di emergenze di ogni genere. Ecco allora che riflettere sulla partecipazione, oggi, significa interrogarci sulla qualità della nostra vita sociale e soprattutto della nostra democrazia.
Un interrogativo a cui nessuno può esimersi dal rispondere, vista l’altissima posta in gioco. Perché la democrazia, come bene ha puntualizzato Elena Granata, vice presidente del Comitato Scientifico organizzatore delle Settimane sociali: “non è solo una forma di governo ma anche una forma di desiderio. E il desiderio è quello di vivere insieme volentieri, non perchè costretti ma sperimentando la comunità come luogo di libertà dove tutti sono rispettati e protagonisti. In questo, la parola chiave è ‘partecipazione’”. La Chiesa italiana sente come cruciale questo tema. Lo sta vivendo in prima persona, sperimentando nuove forme di ascolto e partecipazione attraverso il percorso del cammino sinodale. Ma vuole fare di più: dedicando la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia a questo tema, si avvierà la più ampia indagine su cosa è oggi la partecipazione mai svolta a livello nazionale.
Tutte le diocesi e tutti gli organismi ecclesiali e laicali, sono infatti chiamati, da qui e fi no all’evento finale di Trieste, a luglio 2024, a riflettere sulla propria esperienza di lavoro insieme, per mettere a fuoco qualche aspetto che aiuti a comprendere meglio benefici e fatiche della partecipazione. Come afferma in proposito Giovanni Grandi, altro membro del Comitato scientifico: “Vorremo capire meglio come la partecipazione ci fa crescere e maturare come cittadini, quali sono i benefici che riscontriamo su noi stessi, quando ci lasciamo coinvolgere”.
Un ambizioso percorso di discernimento, quindi, che come ufficio interdiocesano per la pastorale sociale intendiamo proporre a tutti i nostri mondi, e supportarli soprattutto nell’identificare le esperienze positive che stanno germogliando sotto i nostri occhi, non più abituati a vederle. Prevale infatti nella nostra testa un’immagine dimissionaria e sfiduciata degli italiani, sempre meno interessati alla vita pubblica e civile, sempre più affannati dalle incombenze del quotidiano, meno attenti alla politica e ai suoi rituali, dai quali fuggono appena possibile. Non è così; non deve essere così. Siamo chiamati, anche qui, ad essere uomini e donne di speranza. Consapevoli che il nostro bagaglio di valori e di testimonianza rappresenta, come dice il Card. Zuppi “un antidoto alle tossine che inquinano la democrazia”.