La vigna del Signore è la casa d’Israele
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 8 ottobre 2023.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità! Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Commento
Il vangelo di questa domenica è una parabola che l’evangelista Matteo rielabora da un testo analogo presente nel vangelo di Marco (Mc 12,1-12). Siamo sempre nell’ambito dei discorsi polemici con i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo che dominano i capitoli 21-23 e l’ambientazione è ancora quella della vigna. L’economia agricola dell’antichità era in gran parte costituita da proprietari terrieri che affittavano terreni a mezzadri che li lavoravano cedendo al padrone una consistente parte dei raccolti. Il racconto comincia con una descrizione della cura con cui il padrone ha piantato e organizzato la vigna, che riprende un testo del profeta Isaia. «Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino» (Is 5, 1-2). Isaia stesso chiarisce il simbolismo fondamentale affermando che «la vigna del Signore degli Eserciti è la casa di Israele» (Is 5,7). La nostra parabola ha dei chiari significati allegorici: la vigna è Israele; i contadini sono i capi di Israele; il padrone è Dio; i primi messaggeri sono i profeti; il figlio è Gesù.
La parabola è congegnata in modo che, quando Gesù chiede ai farisei il loro parere, sono essi stessi a esprimere una piena condanna di quello che in realtà è e sarà presto il loro comportamento verso Gesù. Dobbiamo cercare di capire bene questa parabola che si presta a essere fraintesa. Si potrebbe pensare che qui Gesù annuncia che il regno di Dio passa dal popolo di Israele, che non l’ha accettato, a un nuovo popolo, quello dei pagani convertiti che formano la Chiesa, dunque da Israele alla Chiesa. In realtà questa lettura, che potrebbe anche sembrare abbastanza immediata, non è coerente con il testo: dal punto di vista simbolico il popolo di Israele è la vigna e questa non cambia, sono invece i suoi capi a cambiare e a essere criticati. Il messaggio è che ci vogliono nuovi capi e non un nuovo popolo. Tanto che nei versetti che seguono e che noi oggi non leggiamo, si vede la reazione dei farisei che hanno capito perfettamente che Gesù sta parlando di loro e prendono la decisione di far morire Gesù. Ora che abbiamo compreso il significato proprio della parabola lasciamo che parli a noi oggi. Le prime parole, che descrivono la cura del padrone per la sua vigna, ci ricordano che Dio si prende cura con passione e tenerezza del suo popolo e anche singolarmente di ognuno di noi. Ci sono momenti della vita in cui ci sentiamo veramente accuditi dal Padre del cielo e sono momenti beati; in altri è più difficile sentire la sua vicinanza paterna ma la fede ci invita a non dubitare.
L’inciso di Gesù che, citando il salmo 118,22-23, parla della pietra scartata dai costruttori ci fa capire che anche lui s’inseriva nel novero dei profeti non ascoltati, maltrattati e uccisi. Dio ama costruire la storia della salvezza in modo inaspettato, servendosi di materiali di scarto e questo suo stile introduce un criterio di valutazione radicalmente antimoderno. Dobbiamo imparare anche noi a non idolatrare l’efficienza ma a valorizzare ciò che ogni situazione o persona può portare, anche nelle nostre attività pastorali. Infine consideriamo la possibilità di essere anche noi tra quelli che uccidono i profeti. Lo si può fare togliendo a Gesù la sua carica di novità, rinchiudendosi in un cristianesimo rassicurante che non si lascia scomodare da una profezia che mette in discussione prima di tutto la nostra vita. Quando anestetizziamo il messaggio di Gesù facciamo come i farisei e i capi del popolo. Forse parte dell’irrilevanza del messaggio cristiano nel mondo moderno dipende anche da quanto i cristiani si sono accomodati in una fede tranquilla.
L’opera d’arte
Abel Grimmer, Mese di ottobre o Parabola dei vignaioli omicidi (1611), Ginevra, Galerie De Jonckheere. E’ ambientata nella campagna fiamminga del Seicento l’opera di Abel Grimmer che traspone in immagini la parabola del Vangelo di questa domenica. Contemporaneo di Jan Brueghel il vecchio, l’artista fu uno dei maggiori esponenti della pittura barocca nei Paesi Bassi, specializzandosi nei paesaggi e nella rappresentazione delle stagioni e delle attività umane ad esse collegate, sempre permeate da un’aurea religiosa.
Il mese di ottobre è, insieme a settembre di cui fa da pendant, una variante di quello appartenente alla serie dei mesi realizzata per la cappella di Notre-Dame a Montfaucon-en-Velay in Francia. Il ciclo è dunque per il pittore l’occasione per collocare parabole ed episodi della vita di Gesù nell’ambito dei lavori agricoli come la semina e la raccolta. La vendemmia si presta perfettamente per il racconto evangelico dei vignaioli malvagi, di cui vediamo raffigurato, a destra, l’ultimo momento, quello dell’uccisione del figlio del padrone, dopo essere stato scacciato dalla vigna. Un padrone, dalle sembianze di Dio Padre che, sulla sinistra, viene informato del crimine compiuto.
V.P.