Intervista a Megi Bulla
Megi Bulla del seguitissimo canale “La Biblioteca di Daphne” in cui parla di libri a migliaia di giovani follower e autrice di “Milena, insegnami la felicità” (Fabbri Editori) è la protagonista di questo nuovo appuntamento di CulturalMente.
In Italia in molti non leggono e preferiscono trascorrere il proprio tempo sui social. Tu sui social sei attivissima e invogli a leggere. Dobbiamo riporre le nostre speranze nei social per avere un futuro con più lettori?
I social, come tutto l’intrattenimento digitale, offrono un servizio di divertimento e svago istantaneo. Spesso mi dicono che i giovanissimi non riescono a staccarsi dal cellulare, ma posso garantire che molti non più giovanissimi sono altrettanto attirati dallo schermo multicolore. A differenza della vecchia generazione, però, sono nati in mezzo alla tecnologia e molto spesso è difficile convincerli che esiste un mondo diverso da quello digitale che si possono vivere avventure meravigliose anche senza vederlo animato. Il mio lavoro non consiste semplicemente nel dire “leggere è bello”, ma nel dire “leggere è più bello che stare al cellulare”. Per farlo necessito di un mezzo e quale miglior maniera se non approfittare proprio di ciò che più utilizzano e su cui fanno più riferimento? Senza contare che TikTok mi consente di farlo in un modo spensierato, creativo e spiritoso. Non credo che l’unica soluzione all’aumento dei lettori forti siano i social, ma possono sicuramente aiutare a comunicare in maniera veloce e diretta – e questo vale per qualsiasi ambito, non solo quello della lettura.
Prima lavorarvi come ingegnere. Come mai la scelta di diventare TikToker a tempo pieno?
A due esami dalla laurea ho trovato impiego come Bim Specialist presso uno studio ingegneristico molto vicino a casa. In contemporanea ho aperto il profilo, con la sola intenzione di mostrare le copie che avevo in libreria. Il profilo è cresciuto molto in fretta a tal punto che ho deciso di provare a dedicarmi alla mia attività digitale a tempo pieno. È passato un anno e mezzo e, ad oggi, credo sia stata la cosa migliore che potessi fare.
Hai dichiarato di non aver studiato editoria. Allora da dove viene il tuo straordinario successo?
Dall’essere umana, credo. Mi sono posta sui social così come sarei nella realtà, con difetti e insicurezze, senza programmare o studiare i contenuti in maniera ossessiva. Sono convinta che i ragazzi, ma non solo, vedendo una ragazza che si pone in maniera totalmente spontanea, anche struccata e/o in pigiama, si siano sentiti capiti e non scoraggiati da modelli irrealizzabili – e finti – che spesso vengono mostrati online. Parlo di libri con grande onestà, che sia una collaborazione o meno, e lo faccio attraverso recensioni ma non solo: pov, reazioni, trend… contenuti brevi, spesso divertenti e con poche pretese, ma che incuriosiscono i lettori. Sono me stessa. Credo sia piaciuto questo, ma sarebbe meglio chiederlo direttamente a loro.
Nel tuo libro “Milena, insegnami la felicità” ci sono tante frasi, molto poetiche, che suggeriscono stili di vita e riflessioni. Tra queste c’è “La Fine è solo un Inizio guardato a testa in giù”. Che significa?
Gli amici che Milena incontra nel suo viaggio verso casa hanno delle sensibilità diverse. Agli occhi di un bambino non sarà altro che un’avventura alla ricerca della direzione giusta, ma sono sicura che al lettore più adulto la storia canterà una melodia diversa. Alcune mi appartengono più di altre e alcune non sono proprio mie. Rey è il personaggio che più mi rappresenta e mio marito è sempre stato la mia Nelly. Lui, grazie alle sue personali battaglie e al modo in cui le ha affrontate, mi ha insegnato che ogni imprevisto va affrontato come uno swing sull’altalena: quando pensi che il divertimento sia fi nito, tira indietro la testa e goditi il viaggio di ritorno tanto quanto quello all’andata. È una maniera per vedere il lato positivo, il bicchiere mezzo pieno. Anziché vedere la Fine davanti a te, cerca altrove, così da vedere un nuovo Inizio, anche se comporta doversi mettere “a testa in giù”.