Gerusalemme città dell’Altissimo
Il “Santo Viaggio” in Terra Santa compiuto da Andrea Beltrami con la Fisc. Visita alle realtà sostenute dall’8xmille
di Andrea Beltrami
Continuiamo il racconto del viaggio in Terra Santa fatto ormai un mese fa grazie alla Fisc con il pensiero a quei territori e a quella popolazione che abbiamo incontrato e cercato di comprendere e che ora versa in una tragica situazione, che possiamo definire di guerra, dove i crimini si fanno sempre più sanguinosi e il contesto potrebbe allargarsi interessando sempre più il Medio Oriente. Non sembra vero, ripensando a quei giorni, che nel giro di poco tempo quei luoghi si sarebbero trasformati in un teatro di morte con crimini disumani e atteggiamenti che tutto hanno tranne il proposito di pace.
L’incontro con il Patriarca di Gerusalemme, il cardinale, Pierbattista Pizzaballa, ci ha aperto lo sguardo alla situazione politica, culturale e religiosa che versa in Terra Santa. Una situazione difficile: Gerusalemme è un crocevia con una situazione politica divisa in due “identità” dello Stato, si avverte una sfiducia tra israeliani e palestinesi. Il patriarca sottolinea che anche da un punto di vista religioso vi sono tensioni, soprattutto tra gli ortodossi, ciononostante aleggia una certa positiva vitalità, non sempre visibile e manifesta, tuttavia funzionale per mantenere relazioni anche di collaborazione tra le diverse unità religiose. Il rapporto tra parrocchie e scuole, i colloqui tra capi religiosi (spesso fatti a porte chiuse) sono capaci di creare incontri veri e autentici, che spesso sono viatico di mediazione. Gerusalemme è una faglia di scontro tra culture e popoli diversi, cristiani, ebrei e musulmani, oriente e occidente. Ci sono però anche realtà molto belle, di collaborazione e di aiuto, che danno un esempio di chiesa attiva. È comunque importante che la Chiesa sia “voce”, che abbia qualcosa da comunicare, un messaggio da trasmettere, che richiami i diritti, i doveri, le giuste prospettive per i popoli, finalizzate al bene di tutti, non orientate verso un solo schieramento. Non è il momento dei grandi gesti, ma di azioni vere, di comprensione, non utilitaristiche e fini a se stesse, si comincia dalle cose ordinarie per arrivare ad una intesa di pace concreta.
La visita alla spianata della Moschea, sapientemente illustrata storicamente e commentata con l’approfondimento delle Scritture, ci ha offerto un momento interessante per riflettere su un monumento che è area sacra di tre religioni monoteistiche e che rimane a tutt’oggi il simbolo architettonico della città situato su una superficie di forma trapezoidale attorno alla quale si elevano le antiche mura cinquecentesche. Di forte impatto è stato pure il cosiddetto Muro occidentale, conosciuto come il “muro del pianto”, unica parte superstite dell’antico Tempio di Gerusalemme distrutto nel 70 dopo Cristo e mai più ricostruito. Da quasi duemila anni gli ebrei si radunano davanti alle grandi pietre di questo muro per pregare e ricordache la distruzione del tempio (da cui l’accezione medievale “del pianto”). Altro luogo suggestivo, visitato in occasione del nostro pellegrinaggio, è stato il Cenacolo che oggi identifichiamo in un’antica sala ristrutturata dai Padri francescani dopo essere stata adibita e a diverse funzioni, tra cui anche quella di Moschea. Dopo la visita al quartiere armeno, il gruppo ha incontrato Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, una fraternità dell’Ordine dei Frati Minori, che vivendo in Terra Santa custodisce, studia e rende accoglienti i Luoghi dell’origine della fede cristiana, e vivendo in essi “annuncia le meraviglie dell’amore dell’Altissimo”.
Padre Patton, pur riconoscendo la difficile situazione, lascia aperto un atteggiamento pacifico e aperto, dove si deve dare fiducia e credito all’altro. Lo si vede nei rapporti con le chiese e gli altri. Insiste sull’essere al servizio di tutti per amore di Dio” attraverso le opere sociali, con una apertura verso quelli che sono anche di fede diversa. Lo si coglie soprattutto nelle scuole dove una grande percentuale di studenti non sono cristiani e anche molti professori ebrei. I progetti di Terra Santa sono progetti inclusivi, aperti a tutti, con attività legate anche al teatro, musica e sport. Un’attenzione, quindi, e un servizio a quelli che sono i bisogni concreti di ogni giorno, testimoniando il Vangelo attraverso le opere di carità e l’assistenza materiale a chi ha bisogno. Gli ultimi luoghi visitati sono stati l’Orto degli Ulivi, suggestivo e significativo per la sua collocazione e simbologia (ricordiamo che Getsemani significa “torchio per l’olio)”. La giornata è proseguita ammirando la chiesa del Padre Nostro, la basilica dell’Agonia, il percorso della Via dolorosa, la chiesa della Flagellazione e l’arrivo alla basilica del Santo Sepolcro, luogo sacro per eccellenza dove, nonostante la moltitudine di cappelle e luoghi invasi da fedeli provenienti da tutto il mondo, si riesce a vivere un’esperienza di fede unica e personale.
Anche in questo luogo don Vincenzo è riuscito a farci gustare la bellezza dell’ambiente e la ricchezza della spiritualità che si sprigiona e si respira. Un momento privilegiato per chi vi sosta e un’opportunità unica di arricchimento e di crescita spirituale (come è accaduto anche in molti dei luoghi visitati). Prima di rientrare abbiamo visitato la parte esterna dello Yad Vashem, il complesso commemorativo delle vittime dell’olocausto. Il ricordo è andato naturalmente al Beato Odoardo Focherini e a don dante Sala, che in quel luogo trovano memoria e riconoscimento per l’attività svolta a favore di tante persone durante il secondo conflitto mondiale. A loro chiediamo di intercedere per una pace vera e duratura mettendo fine a conflitti inutili e portatori solo di violenza e distruzione.
3-fine
Un grazie alla Fisc che con questo pellegrinaggio ci ha permesso di vivere i luoghi della cristianità e di conoscere meglio e nel dettaglio i progetti che la Conferenza Episcopale italiana destina alle tante esigenze concrete e ai bisogni, grazie all’8xmille.