Intervista a Fiore Manni
CulturalMente, una rubrica di Francesco Natale.
Fiore Manni, non è solo un’autrice. Lei è anche una blogger, una podcaster, una conduttrice televisiva e solo su Instagram conta 112mila follower. Nella sua carriera ha ricevuto il Premio Asti d’Appello Junior 2019 per “Jack Bennet e la chiave di tutte le cose” e il Premio Castello 2019 per “Jack Bennet e la chiave di tutte le cose”. In questo nuovo appuntamento di CulturalMente presenta il suo nuovo libro per ragazzi (dai 13 anni) edito da Rizzoli dal titolo “Il re delle volpi”.
Nel romanzo viene narrata la storia di Marian, una ragazza che nel giorno del suo diciottesimo compleanno, è promessa in sposa a Carl Lawrence dalla madre. Tuttavia, tutto cambia quando incontra una volpe parlante di nome Macbeth, che si offre di aiutarla a tornare a Faerie in cambio di qualsiasi desiderio. Marian accetta e varca il passaggio tra l’Altrove e Faerie, solo per scoprire che il Re delle Volpi, Aleister, non è come si aspettava. Insieme a lui, deve affrontare pericoli, tra cui fate vendicative, nani e goblin. Questa avventura le permette di trovare la sua voce e crescere personalmente in una storia che mescola magia, amore e crescita, ricordando lo stile dei romanzi di Jane Austen e Diana Wynne Jones. Un volume, questo, capace di miscelare romanzo di formazione con il fantasy.
Ne “Il re delle volpi” combini romanzo di formazione con il fantasy. Da dove nasce l’idea di mischiare questi due generi letterari?
È stato un processo piuttosto naturale. Spesso si crede erroneamente che nei romanzi di genere il genere sia l’unica cosa che venga trattata. È piuttosto limitativo, sia per un lettore che per un autore.
I giovani di oggi assomigliano a Marian, la diciottenne che si piega al volere altrui?
Sono tanti i ragazzi e le ragazze che posso ritrovarsi in Marian. Più che piegarsi al volere altrui, Marian è prigioniera delle aspettative della sua famiglia, non riesce mai a dire davvero quello che pensa ad alta voce e preferisce mimetizzarsi con la carta da parati. Durante il libro avrà modo di trovare la sua voce e di farsi ascoltare, scoprendo una forza che non sapeva di avere.
Nel libro ci si immerge in atmosfere tipiche di Jane Austen e Diana Wynne Jones. C’è stato uno studio dietro a questo libro?
In ogni libro ci sono riversate le mie passioni: ne “Il Re delle Volpi” sono tanti gli omaggi a queste due autrici inglesi che amo alla follia. Per quanto riguarda il world building ho studiato a lungo il folklore gaelico e irlandese, scovando molti testi in lingua originale davvero interessanti, per renderlo solido e reale.
C’è un messaggio che vuoi trasmettere ai lettori con questo volume?
Che è possibile riuscire a farsi valere, a farsi ascoltare, anche quando pensiamo di non avere una nostra voce.