Museo al deportato da 50 anni per una memoria condivisa
Castagnetti: “Fossoli crocevia dell’idea di Europa”
Nella mattinata di sabato 21 ottobre è stato ricordato il 50° anniversario del Museo Monumento al Deportato di Carpi, alla presenza del commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni. A fargli da guida i giovani studenti del liceo Fanti, che hanno accompagnato la visita del Commissario europeo insieme al sindaco Alberto Bellelli e a Pierluigi Castagnetti. Al Presidente della Fondazione Fossoli abbiamo rivolto alcune domande.
Castagnetti, quali sono gli sforzi della Fondazione Fossoli per rendere il Museo al deportato non un reperto del passato ma un luogo collegato all’attualità?
Credo che i cittadini di Carpi si siano resi conto che lo sforzo della Fondazione in questi ultimi anni è stato quello di descrivere sempre più Fossoli, alludo al Campo e al Museo, come un luogo dell’Europa, non solo circoscritto a questa terra. E’ un luogo della memoria della storia europea, quindi dell’olocausto, dei lager, di ogni forma di violenza che si è consumata nel ‘900 ma anche dell’idea di Europa. Man mano che andiamo avanti con le ricerche scopriamo veramente che Fossoli è un punto nella storia europea molto importante. Celebriamo il 50° anniversario dell’inaugurazione di questo monumento che, per la cifra espositiva così originale, vuole far parlare i muri. È un monumento strutturalmente proiettato verso il futuro: i muri parlano alle nuove generazioni e dunque non è solo un’evocazione del passato.
Un anniversario che cade in un tempo di conflitti e di violenze che pensavamo non potessero più riaffiorare almeno in Europa…
E’ vero. Non avremmo mai immaginato di dover realizzare questa celebrazione in un tempo in cui siamo immersi, in due guerre potenzialmente mondiali che ci riguardano e purtroppo non ci applichiamo molto alla riflessione su questo dato. Ragioni storiche, geografiche e politiche ci dicono che siamo nel mezzo di un tempo che non era stato immaginato, perché tutti quelli che sono morti e che qui ricordiamo, sono morti nella speranza che quella fosse l’ultima guerra. Invece noi da due anni a questa parte, da quando c’è stata l’invasione russa in Ucraina, abbiamo capito che purtroppo non era l’ultima delle guerre e adesso dobbiamo fare i conti con quello che significano queste due guerre oggettivamente dirompenti degli equilibri esistenti in Europa e nel mondo. Quindi per noi è un momento di evocazione di un 50° anniversario ma anche di apertura di un percorso di riflessione per il futuro.
L.L.