Guai a perdere la speranza
In un tempo che induce ad altri pensieri
di Luigi Lamma
Una foto della celebrazione di Assisi (credit: SIR)
“Il contesto storico in cui stiamo vivendo sembra indurre a pensieri negativi sul presente e sul futuro. Le guerre e, in generale, le rivalità tra singoli, gruppi, nazioni o blocchi di nazioni, trovano ampio spazio nei media e, di conseguenza, scavano nella mente e nel cuore delle persone”. Alzi la mano chi non si ritrova nella condizione sopra descritta, riportata nell’incipit del comunicato finale diffuso al termine dei lavori della 78ª Assemblea Generale Straordinaria che si è svolta ad Assisi dal 13 al 16 novembre. Mai come in questo “contesto storico” si sente il bisogno di una lettura degli avvenimenti che vada oltre la cronaca ma soprattutto che richiami la comunità dei credenti all’essenziale, a ciò che ha di costitutivo: la speranza. “È la speranza a costituire la Chiesa nella sua identità più profonda, missionaria di pace e di riconciliazione nel mondo. Per questo, la Chiesa può a sua volta essere generatrice di speranza”. Ecco la responsabilità che viene affidata a singoli credenti e comunità, da qui deriva la radice di ogni impegno. In quali direzioni? Innanzitutto la preoccupazione e la cura per le nuove generazioni, che si traduce in uno sforzo educativo che non ha pari nel Paese, in particolare nelle periferie. Poi l’ascolto del “dolore e dei desideri della gente, soprattutto dei più poveri”, per farsi voce di chi non ce l’ha.
“Accoglienza e comunione concreta di vita” vengono indicati fattori di speranza affinchè “le cose possano cambiare davvero in meglio”. Viene richiesto a tutti, specie a chi ha responsabilità, un “atteggiamento propositivo e di fiducia, vero antidoto all’individualismo e alla frammentarietà”. Si mette in evidenza il problema della casa, il caro affitti, tema che abbiamo affrontato anche nelle pagine di Notizie, poi c’è una questione cruciale legata alla crescente povertà che impedisce l’accesso alle cure, altro aspetto messo in rilievo dai dati dell’osservatorio Caritas, così come si richiama a non confondere “dei meri desideri con libertà garantite dalla legge”. Le sfide del Paese e dei territori interpellano dunque la Chiesa e provocano con urgenza diocesi, parrocchie e gruppi ad “una pastorale che, con linguaggio e modalità nuovi, riesca a veicolare la speranza nel presente e nel futuro”. Ecco di questo senso di urgenza si fatica a trovare una traccia di novità dentro un attivismo che ricalca un po’ troppo schemi e linguaggi passati. Questo forte richiamo a coltivare la speranza che non andrebbe disatteso ma approfondito. E’ lo sforzo che impegna Notizie ogni settimana, anche in questo numero le pagine raccontano, attraverso varie realtà presenti nel territorio, di una comunità capace di “accoglienza e comunione concreta di vita”, sono segni di speranza che non vanno ignorati: un nuovo centro semiresidenziale per minori, un luogo che si sforza di “generare felicità” tra chi si impegna ad aiutare gli altri, l’arte come ponte tra le culture… C’è tanto da fare è vero ma non c’è motivo di perdere la speranza.