Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Commento al Vangelo a cura delle Carmelitane Scalze di Piacenza - Domenica 3 dicembre 2023.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Commento
Da questo numero di Notizie e per tutto il periodo di Avvento, il commento al Vangelo della domenica sarà a cura delle Carmelitane Scalze di Piacenza, che già hanno svolto questo servizio esattamente due anni fa. A loro, che ringraziamo per la disponibilità, abbiamo chiesto di proporci spunti di riflessione anche alla luce dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco, pubblicata lo scorso 15 ottobre, dal titolo “C’est la confiance” dedicata alla loro consorella, dottore della Chiesa, Santa Teresa di Gesù Bambino.
“Vegliate”. Per ben tre volte nelle poche righe del brano di Vangelo di Marco che ci è offerto in questa prima domenica di Avvento, ritorna questo invito di Gesù. Perché? Perché secondo il Vangelo è così importante vegliare? Cosa significa? La piccola Teresa di Lisieux, a cui il Papa ha recentemente dedicato l’Esortazione apostolica “C’èst la confiance” in occasione dei 150 anni dalla nascita, nella sua breve esistenza – solo ventiquattro anni di vita ha saputo vegliare. Il verbo vegliare ha a che fare con un modo di vivere il tempo. Vegliare significa esserci, con attenzione, con desiderio, con intensità, con cura. E vivere così fa la differenza.
Teresa scrive una poesia in cui parla di questa possibilità, di questo suo desiderio di vivere con tutta se stessa l’oggi, ogni oggi: “Tu lo sai, o mio Dio!, per amarti sulla terra non ho che l’oggi!”. E in effetti se è vero che la sua vita è stata breve, l’intensità che ha scoperto e attraversato giunge ancora a noi oggi. Quale è stato il segreto? Come ha potuto vivere così pienamente la storia quotidiana che le era affidata? La chiave che Teresa ha scoperto è la fiducia: è lì che trova il suo trampolino di lancio. Scrive il Papa: “La fiducia che Teresina promuove […] ha un senso integrale, che abbraccia l’insieme dell’esistenza concreta e si applica a tutta la nostra vita, dove molte volte ci sopraffanno le paure, il desiderio di sicurezze umane, il bisogno di avere tutto sotto controllo.” (C’est la confiance, 23). Come ci ricorda la parabola dei talenti spesso è la paura che ci fa nascondere dalla vita, che ci fa vivere in fuga nel passato o nell’avvenire.
La consapevolezza di essere invece in “buone mani” ci permette di vivere e attraversare fino in fondo la nostra storia, con tutti noi stessi: di vegliare. Continua il Papa: “La fiducia piena, che diventa abbandono all’Amore, ci libera dai calcoli ossessivi, dalla costante preoccupazione per il futuro, dai timori che tolgono la pace. Nei suoi ultimi giorni Teresina insisteva su questo: «Noi, che corriamo nella via dell’Amore, trovo che non dobbiamo pensare a ciò che ci può capitare di doloroso nell’avvenire, perché allora è mancare di fiducia»” (Ib. 24). Questo cambia la vita, questo permette di vivere, di liberare il nostro cuore e la nostra mente per la vita, per accogliere il dono che ogni giorno, ogni momento ci viene rinnovato.
Con l’Avvento ogni anno la Chiesa ci offre un tempo in cui riscoprire tutto questo, la possibilità della fiducia che nasce dalla scoperta e riscoperta dell’amore di Chi ha scelto di venire ad abitare la nostra storia, di Chi è venuto e continuamente viene, ogni giorno viene per essere la nostra salvezza. E così ci salva, ci salva dai “calcoli ossessivi, dalla costante preoccupazione” di cui parla Francesco e che possono sequestrare tutto di noi. La salvezza è la libertà di vivere, liberi dalla paura, liberi per la vita.
“Vegliate”: l’invito del Vangelo può far ripartire il nostro cammino, riaccendendo la consapevolezza che c’è una salvezza da attendere, da cercare, da scoprire nell’ordinarietà delle nostre giornate. E sarà quella, ogni volta a ridare senso a tutto, a ridare luce ai nostri occhi e vigore al nostro cuore, qualunque cosa accada: “Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti, questo sarà vero qualunque circostanza accada, potremo andare avanti qualsiasi cosa succeda e, in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore e di pienezza.” (Ib. 24) La piccola Teresa ci accompagni in questa avventura che si riapre ogni giorno per noi.
L’opera d’arte
Albrecht Dürer, Studio per le mani di un apostolo (1508 circa), Vienna, Graphische Sammlung Albertina. “Vegliate” è la parola d’ordine all’inizio dell’Avvento, tempo che invita i credenti ad intensificare la preghiera nell’attesa del Signore. Un atteggiamento ben espresso dall’opera qui a fianco. Si tratta del bozzetto preparatorio di Albrecht Dürer, grande interprete della pittura rinascimentale tedesca, per le mani di un apostolo da dipingere nel pannello centrale di un trittico commissionato da un mercante di Francoforte, Jakob Heller, e distrutto da un incendio nel ‘700.
L’artista utilizzò matita e inchiostro, su di un foglio di carta blu da lui stesso prodotto, per studiare come raffigurare le mani di un uomo in preghiera, “terminanti” in due maniche avvolte. Spicca, attraverso il sapiente uso del chiaroscuro – dai tratti in nero e in bianco -, la resa dell’anatomia, tanto che si è ipotizzato che Dürer abbia preso a modello le proprie mani. Svincolato dall’intento originario e ritenuto un’opera, per così dire, a sé stante, il disegno, per la sua carica espressiva, ha goduto di grande popolarità nel corso dei secoli ed è stato riprodotto a stampa innumerevoli volte come immagine devozionale.
V.P.