Uniti per accogliere
La nuova Consulta per l’integrazione degli stranieri ha incontrato il vicario generale, monsignor Manicardi
di Maria Silvia Cabri
Un momento d’incontro per scambiarsi gli auguri per le prossime festività, ma soprattutto per presentarsi, conoscersi e porre le basi per progetti futuri da realizzare insieme. Lo scorso 12 dicembre, a palazzo Vescovile, il vicario generale, monsignor Ermenegildo Manicardi ha incontrato una delegazione della nuova Consulta per l’Integrazione dei cittadini stranieri dell’Unione Terre d’Argine, rinnovata nei giorni precedenti, e alcuni giovani dell’associazione Minhaj ul Quran International di Carpi. Presente anche don Carlo Bellini, vicario episcopale per la pastorale e l’evangelizzazione. L’incontro è stato anche occasione per conoscere Raza Ahmad, vice presidente della Consulta e portavoce dell’associazione Minhaj ul Quran International di Carpi, e fare il punto sui loro obiettivi in tema di integrazione.
Raza, come avete vissuto questo incontro con monsignor Manicardi?
E’ stato molto bello, ci siamo sentiti accolti. Siamo venuti qui per scambiarci gli auguri di Natale e anche Buon anno. Da questo incontro abbiamo imparato tante cose nuove, e con piacere abbiamo posto le basi per realizzare progetti, specie per i giovani. Noi, come associazione, siamo sempre a disposizione della cittadinanza e dei vari enti, dall’ospedale alla Croce Blu; abbiamo tante idee e speriamo di metterle in pratica, collaborando tutti insieme.
Lei è stato eletto da poco vicepresidente della Consulta per l’integrazione: come ha accolto questo ruolo?
Ho accettato questo incarico con grande emozione e orgoglio. Ho già esperienza alle spalle perché da anni faccio parte della Consulta: quello che noi vogliamo fare è lavorare insieme, con tutte le comunità presenti sul territorio, specie per i giovani che sono il nostro futuro.
Quali sono le priorità, gli obiettivi principali che volete perseguire?
Più di tutto l’integrazione, in tutti i suoi aspetti e, come ho detto, in particolare, coinvolgere i giovani con i quali possiamo organizzare tanti eventi sia sportivi, perché lo sport unisce e crea integrazione, come ha dimostrato il recente torneo di Badminton che abbiamo organizzato a Carpi. Ma anche eventi culturali che mettano insieme più religioni. Insieme si può fare tanto.
Come vede Carpi sotto l’aspetto dell’integrazione: è una città che “accoglie”?
Sì, assolutamente. A Carpi ci sono tante nazionalità e dobbiamo operare insieme per l’integrazione; c’è molto da fare ma uniti si può realizzare tanto: il risultato che ne consegue è decisamente maggiore rispetto a quando si lavora da soli.