Fammi conoscere, Signore, le tue vie
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 28 gennaio 2024
Così possiamo chiamare il progetto che parte da questo numero. La classica pagina con il commento al Vangelo della domenica viene inserita in una dinamica più partecipata, sinodale. Saranno infatti diverse persone, discepoli e discepole di Gesù della nostra Diocesi, che proveranno ad offrire un approfondimento, nello stile della lectio divina: cosa dice il testo (lectio); cosa dice a noi oggi il testo (meditatio); con che parole rispondo a questo testo (oratio); una traccia di un/una testimone (anche un collettivo) che abbia incarnato questo testo (contemplatio); una parola importante del brano e perché (fractio). Le persone coinvolte saranno scelte in base anche ai diversi momenti che caratterizzeranno l’anno liturgico, per il servizio che rivestono nella nostra Chiesa locale. L’iniziativa vuole proseguire ed approfondire il coinvolgimento delle principali associazioni e movimenti nella lettura di Marco, il Vangelo dell’anno in corso, secondo il modulo realizzato dal Laboratorio Teologico Realino a novembre e dicembre. Sono convinto che camminare insieme con la Parola con cui il Signore guida la Sua Chiesa ci permetterà di crescere in fraternità, lo scopo della Sua Pasqua.
Il coordinatore del progetto don Antonio Dotti
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Di Suor Nora Bershimi, Commissione diocesana pastorale famigliare
Lectio
Il riflettore dell’odierno Vangelo è collocato a Cafarnao, nella Sinagoga, dove si legge e si ascolta la Parola, la si spiega e la si prega. Il giorno è quello più amato dagli Ebrei, il sabato (shabbāt, letteralmente interruzione), il lavoro quotidiano s’interrompe e ci si riposa. Tuttavia, si tratta di un riposo abitato dalla memoria di Dio nella vita della comunità e quindi giorno di lode a Dio. È il giorno della memoria della creazione, giorno da Dio consacrato e Lui stesso riposò (Gn 2,1), è il giorno della Pasqua del popolo d’Israele, il giorno della liberazione dalla schiavitù (Es.12). Il brano in questione si colloca all’inizio della missione di Gesù. Un inizio che è preceduto dalla costituzione di una piccola comunità, un “team di lavoro” (diremmo oggi): la chiamata dei primi quattro tra gli apostoli, dando loro la missione di diventare pescatori di uomini, cioè di essere “cooperatori” della e nella Buona Novella: buona notizia che Dio ha portato nell’incarnazione del Figlio, cioè la tenerezza e la bellezza di Dio che entra nella fragilità umana elevandola e riempiendola di significato. Gesù insegnava (ammoniva) come uno che ha autorità e non come gli scribi (v.22). Gli scribi erano i teologi del tempo, cioè coloro che in un certo senso “dovevano” avere un ruolo di autorità. Ma, l’autorità di Gesù è diversa, da Lui dobbiamo ascoltare l’annuncio, la “spiegazione” della Parola di Dio. La seconda divergenza è nella presenza dell’uomo immondo nella sinagoga (v.23). A quel tempo ad ogni malattia fisica e soprattutto psicologica si attribuiva alla presenza dello spirito del male. Quindi abbiamo sia la presenza del Signore che quella dello spirito del male che si sente minacciato da Gesù e infatti chiede: «Sei venuto a rovinarci? » (v.24). L’Evangelista con questo brano presenta l’inizio del ministero pubblico di Gesù come una sintesi di tutta la sua missione, come un’anticipazione di tutto ciò che Gesù opererà e di quello che accadrà, il tutto alla luce della Sua Pasqua. Perché è stata la Pasqua che ha illuminato e permesso di ricostruire la vita terrena di Gesù.
Meditatio
L’insegnamento di Gesù stupisce la folla ed anche il lettore odierno, non tanto per il contenuto della sua predicazione, ma piuttosto, per lo stile; insegna con autorità, cioè con autorevolezza, capace di penetrare la vita e il cuore degli interlocutori. Gesù, spiegando la scrittura, fa nascere due reazioni: da una parte lo spirito immondo, il cuore della persona umana che riconosce in Gesù il Santo di Dio (v.24b) ma fatica a lasciarsi penetrare dall’amore, resiste, chiuso in se stesso, nel suo egoismo. Eppure Gesù non si ferma all’apparenza, anzi arriva al cuore dell’uomo, liberandolo dal suo egocentrismo. Dall’altra parte abbiamo il resto dell’assemblea che pur riconoscendo e rimanendo stupita delle spiegazioni di Gesù, rimane sbalordita dopo il gesto taumaturgico di Gesù. La folla come noi: addirittura ci spaventiamo mentre assistiamo al cammino di liberazione, di crescita e di maturità umana e spirituale che una persona inizia e compie. Non compendiamo la capacità di Gesù di “pescare l’umanità” delle persone, rigenerandola e ricostituendo nuova vita e dignità. È impressionante notare come l’insegnamento di Gesù, in poche righe, faccia emergere reazioni diverse: per alcuni è una parola autorevole; per lo spirito immondo è una parola pericolosa: alla fine del brano colui da temere è Gesù, perché ciò che dice coincide con ciò che fa. Ma allora: chi è veramente Gesù?
Oratio
Chi è Gesù? E’ la domanda di fondo che attraversa alla fine i personaggi di questo Vangelo. Ma è anche la domanda di ogni credente. Qualcuno riesce a riconoscerlo come il Santo di Dio (come abbiamo visto) ma pur riconoscendolo non vuole essere toccato da Lui. Chiediamo al Signore di darci il coraggio di entrare nella nostra intimità e riscoprire la dignità di figli amati e continuamente rigenerati. Siamo chiamati ad entrare nel paradosso della nostra umanità, dove spesso a livello di testa riconosciamo il Signore, facciamo tanti ragionamenti, ma il cuore resiste. Il cammino del discepolo è quello di fare un esodo (Pasqua) dentro di sé, un esodo che unisca testa e cuore, rendendoci autentici testimoni e cooperatori della Buona Novella. Ed è interessante come alla fine, dopo il cammino con il Vangelo, ci sia chi riconosce Gesù come figlio di Dio: un pagano, il centurione (Mc 15,39).
Contemplatio
Possiamo sentirci invitati a contemplare il Vangelo di questa domenica come un quadro disegnato. Proviamo a contemplare prima di tutto il luogo, la sinagoga, dove i personaggi del brano sono lì radunati, spinti a godere del loro riposo sabbatico alla presenza della Parola di Dio. Entriamo nel cuore del Vangelo immaginando i personaggi, i loro volti, le loro reazioni. Notiamo come siano presenti vari personaggi, che ci portano a mettere in movimento i nostri sensi, la nostra mente e il nostro cuore. Infatti, tra di loro c’è chi parla, chi ascolta, chi riconosce Gesù, chi vede, chi pensa, chi teme. Pensiamo anche che, in un certo senso, questi vari personaggi diventano addirittura testimoni di Gesù, infatti: «La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea» (Mc 1,28).
Fractio
Il cammino sincero del credente, discepolo-missionario (EG 120): non lasciarsi turbare ma nell’incertezza e nel turbamento percorrere un esodo interiore per aprire il cuore e lasciarsi toccare, guarire e amare dal Signore, per essere segno e testimonianza per e nella umanità di oggi.
L’opera d’arte
Rembrandt, Predicazione di Cristo (1652 ca.), Amsterdam, Rijksmuseum. Il Vangelo di questa domenica ci racconta dell’inizio della predicazione di Gesù. Nell’incisione, riprodotta qui a fianco, il grande maestro olandese Rembrandt Harmenszoon van Rijn non si ispira ad un brano evangelico in particolare, ma rappresenta uno dei tanti momenti in cui Cristo ha predicato al popolo. La figura di Gesù, con l’aureola, è al centro della composizione, come su di un piedistallo, con le mani alzate, mentre si rivolge ad uno “spaccato” di umanità che gli sta intorno.
Alla sua destra ci sono tredici figure sedute e in piedi di uomini e donne, mentre alla sua sinistra altre dodici figure adulte, tutte sedute tranne un uomo barbuto che si sporge in avanti. La scena è colta come un’istantanea che trasmette all’osservatore l’attenzione rapita dei presenti intorno a Gesù, mentre ascoltano le sue parole con varie espressioni. Rembrandt ha tuttavia introdotto un personaggio che pare non molto interessato, ovvero il bambino, sotto i piedi di Gesù, che disegna per terra con al fianco il proprio giocattolo.
V.P.