Ordinazione diaconale di Stefano Simeoni
Domenica 11 febbraio, nel Duomo di Mirandola, il seminarista Stefano Simeoni ha ricevuto l’ordinazione diaconale per l’imposizione delle mani e la preghiera del vescovo Erio Castellucci. Guarda il videoservizio realizzato da Notizie
di Virginia Panzani
In un abbraccio corale, nella preghiera e con commozione, le Chiese di Carpi e di Modena hanno partecipato all’ordinazione diaconale del seminarista Stefano Simeoni, la sera di domenica 11 febbraio, nel Duomo di Mirandola, gremito per l’occasione. La liturgia è stata presieduta dal vescovo Erio Castellucci e concelebrata da numerosi sacerdoti delle Diocesi di Carpi e di Modena – fra cui il vicario generale, monsignor Gildo Manicardi, e il rettore del Seminario interdiocesano don Maurizio Trevisan -, e di diversi movimenti e realtà ecclesiali in cui si è formato il novello diacono. Tantissimi coloro che, insieme alla mamma e al fratello di don Stefano – la sorella non ha potuto partecipare per motivi di salute – hanno voluto unirsi a lui in questa tappa così importante, naturalmente i fedeli di Mirandola e quelli dei Santi Faustino e Giovita di Modena, le comunità in cui don Stefano, rispettivamente, ha prestato servizio per due anni ed è in servizio oggi. Presenti gli amici del Rinnovamento dello Spirito di Milano, della comunità Magnificat di Perugia, da Pordenone e da Imola, di Comunione e Liberazione, e consacrate di vari istituti.
Rivestito della dalmatica, don Stefano, non senza emozione, alla fine della messa ha rivolto parole di ringraziamento al Vescovo, al Rettore, ai superiori e alla comunità del Seminario di Modena e Carpi, al coro della parrocchia di Mirandola che ha animato i canti, e a tutti i convenuti alla celebrazione.
“Ciò che è accaduto in questi anni merita silenzio e contemplazione, abbiamo visto grandi cose – ha detto don Stefano pensando al proprio cammino -. Penso che sia un ‘bello spaccato’ di Chiesa, l’insieme degli amici di Gesù che condividono gioia e dolori, l’impegno di portare avanti la luce del Vangelo. Passeggiando per le strade di Modena, si vede impressa nei cuori, nei volti quella lebbra spirituale, quella tristezza profonda di non sentirsi amati – ha sottolineato -. Noi abbiamo la possibilità di dare questa luce, di portare il Vangelo, l’unico antidoto ad una lebbra che attacca costantemente il cuore dell’uomo, anche il nostro”. “Il Vangelo che noi viviamo, i ‘miracoli’ che sperimentiamo non teniamoli per noi – ha così esortato don Stefano – perché c’è tutto un mondo che ne ha bisogno, soprattutto i giovani! Hanno bisogno che qualcuno li faccia sentire accolti, che dica loro che il Signore è risorto e li ama così come sono. Da soli non ce la faremo mai, insieme, come abbiamo visto e sperimentato, ce la possiamo fare… Vi ringrazio di cuore, sapete quanto io vi voglia bene – ha concluso -, continuiamo a pregare gli uni per gli altri”.
Omelia del vescovo Erio
Lev 13,1-2.45-46; Sal 31; 1 Cor 10,31-11,1; Mc 1,40-45
Sembra quasi infastidito e contrariato, Gesù, nel fare il miracolo che abbiamo sentito proclamare: la guarigione di un lebbroso. Non è certo che la sua reazione alla supplica del lebbroso sia stata un moto di compassione. Questa è la versione scelta per la liturgia, ma esiste anche un’altra possibilità, un verbo alternativo, che pure è attestato nelle fonti, ed è che Gesù si sia arrabbiato. In questo caso anziché tradurre: “provò compassione” bisognerebbe tradurre: “fu preso dall’ira”.
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Omelia del Vescovo