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Attualità, Emilia-Romagna
Pubblicato il Febbraio 26, 2024

Fine vita, intervengono Azione Cattolica e Comunione e Liberazione

Emilia-Romagna e fine vita, intervengono Azione Cattolica e Comunione e Liberazione: “assicurare a tutti il diritto alla vita” e “sostenere la crescita di strutture capaci di offrire servizi di cure palliative su tutto il territorio regionale”

 

Nei giorni scorsi la giunta della Regione Emilia-Romagna ha approvato un documento, denominato “Istruzioni tecnico-operative per la verifica dei requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019 e delle modalità per la sua applicazione”, inviato a tutte le Aziende sanitarie della regione, con il quale viene introdotta una regolamentazione di natura amministrativa del cosiddetto “suicidio medicalmente assistito”. 

Pubblichiamo di seguito gli interventi dell’Azione Cattolica Emilia-Romagna e di Comunione e Liberazione Emilia-Romagna.

 

Azione Cattolica Italiana – Delegazione Emilia-Romagna

Assicurare a tutti il diritto alla vita. La delegazione regionale dell’Azione Cattolica desidera rimettere al centro questo principio, dopo le recenti delibere (approvazione delle linee guida e istituzione di un comitato regionale per l’etica) emanate dalla regione Emilia-Romagna che, di fatto, aprono la strada al suicidio assistito.

Come associazione, riteniamo che il suicidio assistito sia una sconfitta per tutti, anzi una rinuncia al dovere di cura perché è nel rapporto quotidiano tra medici, operatori sanitari, malati e famigliari che si può curare una persona fino alla fine, anche se non è più possibile guarirla. Questo è quello che succede ogni giorno negli hospice e nella rete delle Cure palliative che, secondo studi e testimonianze dei medici stessi, riducono drasticamente la richiesta di suicidio assistito da parte dei pazienti.

Da credenti e da cittadini, riteniamo che la vita sia un bene da difendere sempre. E per farlo occorre accompagnare le persone malate fino al limite della vita, anche negli inevitabili momenti di sconforto e disperazione. Le cure palliative, che sono il modo più umano per farlo, devono diventare un diritto per tutti i malati. Chiediamo pertanto che l’impegno e le risorse della sanità regionale siano destinate a curare, non a dare la morte. Il Servizio sanitario nazionale è nato per questo scopo, così come la vocazione di medici e operatori sanitari è quella di curare le persone.

Infine, riteniamo che questa iniziativa della Giunta regionale tolga, di fatto, alla politica e in specifico all’Assemblea regionale, la possibilità di affrontare e “votare” su questo tema in una sede più appropriata. Con questa delibera l’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia ad introdurre una forma di suicidio assistito, senza un ampio dibattito pubblico e prima di una legge nazionale. Il suicidio assistito non può essere un “servizio” da assicurare.

 

Comunione e Liberazione Emilia-Romagna

«Tu sei prezioso a miei occhi, perché sei degno di stima»

Una nota della comunità di CL dell’Emilia-Romagna dopo l’iniziativa della giunta regionale sul suicidio assistito: «Mina le fondamenta culturali che rendono possibile uno sguardo integrale alla persona»

Le recenti iniziative della giunta regionale dell’Emilia-Romagna in tema di suicidio medicalmente assistito sono, a nostro parere, totalmente inappropriate nel metodo e nel merito. In primis nel considerare tale tema di pertinenza regionale e poi nella decisione di procedere con una delibera che svuota di significato ogni eventuale dibattito assembleare e che, di fatto, finisce per recepire acriticamente la sollecitazione che l’Associazione Luca Coscioni ha rivolto alle regioni per rendere possibile l’accesso alle procedure del suicidio medicalmente assistito in tempi strettissimi: soli 42 giorni!
Questa “fretta normativa” sembra voler imporre una nuova tabella di marcia alla discussione parlamentare e culturale in atto in tutto il Paese, istituendo forzosamente delle norme sul fine vita che rischiano di mettere in crisi l’idea stessa di accoglienza, compassione, cura e dedizione su cui si è fondata la nostra civiltà. La vita non è un valore assoluto ma è un valore fondamentale. Ed è il fondamento di tutti i diritti. Rinunciare a essa non è affermare un diritto bensì rinunciare a tutti i diritti. Considerare questo una conquista civile non aiuta, anzi inaridisce la società, che è infatti sempre più spenta e sterile.
L’iniziativa della giunta è grave perché mina le fondamenta culturali che rendono possibile uno sguardo integrale alla persona, sguardo sul quale si è fondato storicamente lo sviluppo della nostra civiltà. Solo uno sguardo sull’uomo capace di coglierne il valore infinito può infatti generare un autentico principio di cura: «Tu sei prezioso a miei occhi, perché sei degno di stima. Non temere perché io sono con te». (Isaia, 43).
Per salvaguardare questa traiettoria positiva, da cui per esempio sono nati in passato ospedali e luoghi di assistenza agli inguaribili, riteniamo che la risposta più immediata sia quella di sostenere la crescita di strutture capaci di offrire servizi di cure palliative su tutto il territorio regionale, per un accompagnamento veramente umano a chi si trova in una situazione di sofferenza, vulnerabilità e fragilità. Tenendo conto delle implicazioni profonde e misteriose che ogni persona si trova ad affrontare nella malattia e di fronte alla fine della propria vita.
Ci confortano a questo riguardo le parole del cardinale Zuppi, in particolare quando sottolinea che la vita «va protetta con cure adeguate che diano dignità fino alla fine e che non si riducano alla mera prestazione sanitaria. Occorre ricostruire quell’alleanza terapeutica tra medico, paziente e familiari indispensabile affinché nessuno sia lasciato solo o si senta solo».

 

 

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