La ricerca del porto sicuro
Ad un anno dal naufragio di Cutro
A cura di Migrantes Interdiocesana Modena-Carpi
All’alba del 26 febbraio scorso associazioni e cittadini, sulla spiaggia di Steccato di Cutro, hanno ricordato con una fiaccolata il primo anniversario del tragico naufragio che provocò la morte di circa un centinaio di persone tra cui molti bambini. Da allora il flusso di migranti non si è fermato e con essi il carico di dolore e sofferenza per coloro che hanno perso la vita in mare. Non sempre le risposte della politica nazionale ed europea, nonostante i propositi, sono all’altezza dell’emergenza a cui, specialmente l’Italia è costretta a far fronte. Nei giorni scorsi mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, è intervenuto con una netta presa di posizione sull’accordo tra Italia e Albania per la messa a disposizione, in territorio albanese, di strutture per il trattenimento dei richiedenti asilo che, tentando di passare il Mediterraneo, sono salvati in mare ed inviati nel paese balcanico. Pubblichiamo in proposito una nota di Migrantes interdiocesana Modena-Carpi.
Con il suo intervento Mons. Perego denuncia la contraddizione fra la mancanza di volontà di questo Governo di gestire l’accoglienza nel nostro paese e le risorse impegnate (673 milioni di euro) per gestire i centri di trattenimento in Albania, ancora da costruire e poi da gestire. E’ dal 2018 che, grazie ai provvedimenti presi dal Governo di allora, il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo nel nostro paese è stato messo gravemente in crisi: riduzione drastica delle risorse e procedimenti farraginosi, le principali cause. Anche la cronaca locale ha fatto emergere l’estrema difficoltà sia degli enti locali che delle strutture di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
Mentre l’accoglienza è stata messa in crisi, la Corte di Cassazione della Repubblica Italiana con sentenza definitiva dichiara che la Libia non è un porto sicuro e quindi i richiedenti asilo non possono essere respinti in quel paese. La sentenza è relativa a fatti avvenuti nel luglio del 2018, allorquando una nave privata (dell’ENI) l’Asso 28 prese a bordo un centinaio di naufraghi e li consegnò alla Guardia Costiera libica: i Giudici hanno sentenziato che questa pratica è contraria alle leggi che tutelano i richiedenti asilo e specialmente coloro che sono più fragili, come i minori e le donne in stato di gravidanza.
La stessa Prima Ministra, nel presentare l’accordo Italia-Albania, ha dovuto ammettere che fra i paesi africani di partenza, il Niger ha decriminalizzato la tratta dei migranti, favorendo di fatto i trafficanti. E’ un primo effetto della nuova mappa politica del Sahel dove ai francesi sono subentrati i russi, i quali non si fanno scrupoli, come era già successo con la Polonia, a fare pressione sui paesi europei tramite le migrazioni. A tutto questo come risponde l’Europa? E’ in discussione proprio in questi mesi il nuovo Patto Europeo sulle migrazioni e i risultati del dibattito fino ad ora sono piuttosto deludenti. Per trovare un accordo fra tutti i paesi, rischia di prevalere una idea di Europa-fortezza che si chiude e delega a paesi terzi il trattenimento dei migranti: l’accordo con la Turchia ai tempi della guerra siriana evidentemente ha fatto scuola. Le iniziative per contrastare questa decontinua riva sono tantissime, molto di più di quelle che arrivano all’attenzione dei grandi mezzi di comunicazione. Fra tutte citiamo “Stop border violence” a cui aderisce anche la Fondazione Migrantes finalizzata a raccogliere firme affinché l’Unione Europea ponga fine alle violenze che subiscono i migranti nell’attraversare le frontiere (https://www.stopborderviolence.org/it/eci-sbv-ita/).
Infine, ma non per importanza, una considerazione pastorale. Le leggi, le normative, gli accordi, non sono neutri, generano opinione, fanno mentalità. Norme che ostacolano l’accoglienza, che minimizzano e non sanzionano chi compie violenze ai danni dei più deboli, norme che ostacolano i soccorritori, generano una mentalità di indifferenza verso chi ha bisogno e di tolleranza verso i carnefici. Ricordiamoci che tutte le volte che si sono create queste condizioni, prima o poi, la Chiesa, le comunità, i presbiteri, i laici hanno subito la persecuzione, perché il Vangelo annuncia un Gesù che si ritrova proprio in quei piccoli, in quegli ultimi che si vorrebbe nascondere spostandoli di là dall’Adriatico.