Accompagnamento spirituale questo sconosciuto
Riflessioni su un “servizio” che la Chiesa mette a disposizione di tutti per poter crescere nella fede
di Pietro Garuti
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: “Capisci quello che stai leggendo?”. Egli rispose: “E come potrei capire, se nessuno mi guida?”. E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui (Atti 8,30-31). Recentemente mi è capitato di essere contattato da un gruppo di giovani di una parrocchia cittadina che mi chiedeva una testimonianza sull’accompagnamento spirituale. La richiesta mi ha un po’ sorpreso non solo perché non mi capita spesso di essere invitato da qualcuno a portare una testimonianza, ma anche perché il tema in oggetto non viene molto affrontato nei nostri gruppi parrocchiali.
Accompagnamento spirituale… tutti apparentemente sanno cosa sia, ma spesso pochi saprebbero spiegarlo. Si tratta di una di quelle realtà della vita che si conoscono davvero solo se vengono vissute. In seminario viene proposto a tutti i seminaristi un “padre spirituale” che accompagni ciascuno a fare chiarezza, possibilmente mettere ordine e certamente rinvigorire quella dimensione intima e interiore che va dal rapporto con sé stessi a quello con Dio.
Tranquilli, non ho intenzione di sfruttare le righe di questa pagina per spiegare in maniera sistematica e didattica concetti che forse non interessano. Per questo scopo meglio una chiacchierata dal vivo, magari ospiti nelle vostre comunità. Vorrei invece lanciare qualche provocazione e condividere qualche riflessione che sono nate a partire da quella testimonianza che mi è stata chiesta qualche mese fa, sperando che queste possano aprire qualche interrogativo nei gentili lettori. Ultima premessa – doverosa – consiste nel ricordare a tutti che il sinodo (anzi, i sinodi) è ancora in via di svolgimento. Le nostre due diocesi di Modena e Carpi hanno scelto, tra il ventaglio di opzioni proposte, di approfondire la grande tematica della formazione, all’interno della quale rientra anche l’accompagnamento spirituale. Dunque, la prima domanda, a mo’ di overture: come poter essere cristiani davvero formati nel contesto culturale in cui viviamo? Di cosa hanno bisogno oggi i cattolici per essere credibili agli occhi del mondo?
Ogni epoca ha le sue esigenze e la Chiesa ha sempre tentato di dare a questa domanda una risposta che fosse adatta alle esigenze contingenti. Forse l’attuale contesto non richiede tanto un approfondimento dei contenuti tale da metterci in condizione di insegnare qualcosa. Molti ricorderanno la celebre espressione di San Paolo VI secondo cui l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri (cfr es. ap. Evangelii Nuntiandi n. 41). Piuttosto sembra indispensabile una riflessione sulle modalità con cui comunichiamo tali contenuti.
Io direi che un cristiano testimonia in maniera credibile la sua fede anzitutto se è felice di quello che è, riconoscente per i doni che ha ricevuto e disposto a considerarsi sempre in cammino e mai arrivato alla meta. Si tratta di un parere personale, ovviamente. Tuttavia, non sono convinto che questa disposizione d’animo sia sufficiente. Il cristiano, infatti, geme e soffre al pari di tutti gli altri uomini e donne del mondo, talvolta anche più di altri, se vive in contesti nei quali è perseguitato a causa della fede. Qui sta dunque il salto di qualità che ci viene richiesto come testimoni credibili: essere capaci di leggere tutta la realtà, le vicende, gli eventi, le gioie e le fatiche… alla luce della Pasqua di Cristo. La sua passione, morte e resurrezione rappresentano davvero l’evento fondamentale della nostra fede, ciò che dà senso e direziona ogni cosa della nostra vita.
Cosa c’entra tutto questo con l’accompagnamento spirituale? Dite voi se queste pochi dati che ho cercato di esprimere si possono realizzare da soli, quasi da autodidatti, o se non è piuttosto utile, oltre che liberante, poter contare sull’appoggio di qualcun altro, che per età, esperienza, studi, consapevolezza ecclesiale e sensibilità è in grado di aiutarci a leggere, tra le righe della nostra storia, dove il Signore si rende presente. L’accompagnamento spirituale è un servizio che la Chiesa mette a disposizione di tutti i suoi figli per poter crescere nella fede, diventare più consapevoli e “adulti” nell’incarnare il Vangelo di Cristo. Se questo è scollegato dalla vita, rimane il bel messaggio di un uomo affascinante. Nulla di più statico. Invece il cristiano ama una persona viva – Gesù – e si mette in cammino per crescere nella relazione con lui.
Papa Francesco definisce l’accompagnamento spirituale un servizio “laicale”, nel senso che ogni battezzato può offrire questo importante aiuto per conto della Chiesa, a patto che sia formato nella fede, viva una corretta appartenenza ecclesiale e sia disponibile ad ascoltare coloro che gli o le domanderanno aiuto. Un prendersi cura reciprocamente per camminare e crescere insieme: è l’esperienza che vivono Filippo e l’eunuco nel noto brano degli Atti degli Apostoli (8,2640). Credo che i giovani ma non solo loro – possano prendere in considerazione con maggior serietà l’idea di farsi accompagnare da qualche fratello/sorella maggiore nella fede per diventare sempre più e sempre meglio testimoni credibili della Buona Notizia.