Ecco il Piano B, lo spartito
Cattolici, democrazia e impegno politico
di Federico Covili, presidente Centro F.L. Ferrari – Modena
La democrazia è in crisi. La frase la sentiamo ormai ripetere molto spesso ma ha, purtroppo, un solido ancoraggio nella realtà. La democrazia è in crisi in tutto il mondo: dopo decenni in cui il numero degli stati democratici è stato in costante aumento, ora ci troviamo di fronte a una preoccupante involuzione. E da questa crisi non è certo immune nemmeno l’Italia. Per capirlo è sufficiente osservare il tasso di astensionismo e il drammatico calo della partecipazione: milioni di italiani non credono più che la democrazia possa essere uno strumento per migliorare le loro vite. Pensano – non sempre a torto – che i politici abbiano ormai strumenti spuntati per agire e che le grandi decisioni vengano comunque prese altrove.
Qual è il ruolo dei cattolici in questo quadro così fosco? Anche nella Chiesa e tra i credenti si è purtroppo diffusa una forma di disillusione che produce frutti amari: da una parte il relegare la fede a una sfera meramente privata, dall’altra azioni che mescolano sacro e profano, impegno democratico e spirito di crociata. Tanti preferiscono semplicemente tenersi alla larga dalla politica. In una intervista dello scorso 2 marzo, il sondaggista Nando Pagnoncelli ha spiegato che, quando vanno a votare, coloro che si dichiarano cattolici praticanti “appaiono poco o per nulla ispirati dal credo religioso», che tra di loro «prevale un disinteresse per il bene comune”.
Insomma, se c’è una crisi della democrazia, anche i cattolici non possono dirsi immuni da quanto sta accadendo. Per questo è ancora più significativo il percorso che porterà alla Settimana sociale dei cattolici in Italia, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024. Una settimana che – come suggerisce il titolo – cercherà di portare i cattolici “al cuore della democrazia”, rimettendo al centro il tema della partecipazione politica. In vista di questo importante appuntamento, le pastorali sociali e del lavoro di Modena e Carpi, in collaborazione con il Centro F.L. Ferrari, hanno proposto una serata di dialogo fra il prof. Leonardo Becchetti e il vescovo Erio Castellucci, moderata dal direttore di Trc Ettore Tazzioli.
“Il problema – ha spiegato Becchetti – è che siamo entrati in un’era completamente diversa, quella del digitale”. Il digitale tende a ridurre la partecipazione o crea nuove forme pericolose, perché “sui social l’obiettivo è trasformarti in una bandierina e farti litigare”. Poi ci sono problemi strutturali: “studi dimostrano che, di fronte alle disuguaglianze, le persone partecipano meno e sono più facilmente preda di complottismo e populismo”. Secondo Becchetti è possibile individuare una specie di “partito della paura, quello di chi continuamente specula sulle nostre paure: quella dei migranti, quella della sicurezza, quella della transizione ecologica”.
Quali soluzioni? Per Becchetti è necessario mettere in contatto le migliori energie interessate al bene comune, anche non necessariamente cattoliche. Un’idea da cui è nato Piano B, “non un partito ma piuttosto uno spartito”, come dicono gli stessi promotori del progetto, fra i quali lo stesso Becchetti, Cartabia, Giovannini, Rosina, Magatti e Zamagni. Da questo progetto è nato un libro (uscito lo scorso febbraio) e un sito internet che vuole raccogliere le esperienze sui territori. Castellucci si è invece richiamato all’esperienza dell’Assemblea costituente, ambito in cui, in un momento complicatissimo, i cattolici hanno saputo porsi in dialogo con altre culture politiche, raggiungendo un risultato eccezionale.