Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 7 aprile 2024
Dal Vangelo secondo Giovanni
(…) Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». (…)
A cura del diacono Ennio Apicella
Lectio
Questo passo del Vangelo di Giovanni si svolge “la sera di quel giorno”, cioè nella domenica in cui Maria di Magdala, Simon Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava, recandosi al sepolcro non hanno trovato il corpo del Signore. Maria di Magdala è la prima che vive l‘esperienza di Gesù risorto, gli parla, e corre dagli altri discepoli a raccontare ciò che ha visto. Nel brano, i discepoli sono insieme, chiusi nel cenacolo. Hanno paura dei Giudei.
Non sappiamo come, Gesù sta. È in mezzo a loro, e, per ben due volte, dice è “Pace a voi”. La pace che vuole invocare non è assenza di preoccupazioni, ma la pace di chi affronta le avversità sapendo di non essere solo, di essere custodito dal Lui. Poi, così come Dio soffiò l’anima nell’uomo all’inizio dei tempi (Gn 2, 7), Gesù, soffiando, dona loro lo Spirito Santo, inviandoli nel mondo a perdonare i peccati. È un soffio che crea, che da vita, che scuote.
Tommaso, però, non c’è. Non si sa come mai, perché, dove sia. In quel momento non è nella comunità, è isolato dagli altri, forse il dolore per la morte del Signore era così forte dentro di lui da non renderlo ancora pronto a ricevere la notizia della risurrezione. Infatti, quando i suoi compagni gli riferiscono l’accaduto, non ci crede. È cinico, proferisce parole dure: “se non vedo, non credo”. Ma, nonostante questo, resta nel cenacolo. Gesù torna, 8 giorni dopo, e torna solo per lui. Egli, nonostante tutto quanto accaduto, resta il buon pastore, quel pastore per cui ogni pecora è importante. Tommaso è importante, e Gesù non voleva che si perdesse, che restasse nella paura, non lascia che la delusione prenda il sopravvento.
Tommaso vive la gioia della resurrezione come nessuno degli altri discepoli. Singolarmente incontra il suo amico, che torna solo per lui, a tu per tu. Le ferite della Passione vengono mostrate, non per rimproverare l’apostolo di averlo lasciato solo nel momento più difficile, ma per rinnovare e rinsaldare il rapporto tra i due. La conversione di Tommaso è evidente nelle parole che proferisce: “Mio Signore e mio Dio”. Gesù si rivolge a lui, e a noi. “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.
Meditatio
Beati noi, che non vediamo e crediamo. Con i nostri tempi, come Tommaso. Dio rispetta le nostre paure, le nostre incertezze, il nostro essere increduli. Come con Tommaso. Sopporta le ferite che gli inferriamo, come fecero gli apostoli quando lo lasciarono solo, sulla croce. Ma, alla fine, si manifesta a noi quando siamo pronti, e si rivolge a noi singolarmente, come a degli amici. Come con Tommaso.
Contemplatio
La nostra vita di cristiani ripercorre questi eventi: con il Battesimo e la Cresima riceviamo il dono dello Spirito, Gesù ci parla attraverso il Vangelo, ci viene a cercare nei momenti di smarrimento e paura, e ci dona la sua pace. Ci invita a perdonare.
Oratio
La prima domenica dopo la Pasqua è la “domenica in albis”, letteralmente “domenica in bianco”, poiché in passato coloro che venivano battezzati la domenica di Pasqua indossavano la veste bianca per 8 giorni, togliendola la domenica successiva. Dal 2000, per volere di Papa Giovanni II, è anche la “Domenica della Divina Misericordia”. È un invito a fidarsi della misericordia di Dio, anche se a volte non la capiamo. Leggiamo il Vangelo e non capiamo perché Gesù perdona l’adultera, fa risorgere Lazzaro, guarisce di sabato… è difficile da accogliere, ma quando sarò capace di farlo, le cose per me cambieranno. Quando ammetterò di essere fragile, di essere ferito, di essere incredulo, mi devo ricordare di Tommaso. Lui è rimasto e si è rialzato in piedi, nonostante tutto. Si è convertito quando ha visto le ferite.
Fractio
Questo Vangelo è un grande regalo per ciascuno di noi, singolarmente, che non vediamo ma crediamo, e che possiamo affermare “Mio Signore e mio Dio”.
L’opera d’arte
Bernardo Strozzi, Incredulità di Tommaso (1620 ca.), Genova, Galleria di Palazzo Rosso. Bernardo Strozzi si formò sotto l’influenza di Rubens e di Van Dick nella città natale di Genova, dove entrò tra i Cappuccini, per poi uscirne dovendo occuparsi della madre ridottasi in miseria. Da qui fu soprannominato il Cappuccino o il Prete genovese. Il modello a cui qui si ispira è evidentemente Caravaggio. Gesù risorto è posto al centro della composizione, quale centro della scena evangelica, con il corpo che porta i segni della passione. E’ lui stesso a prendere la mano di Tommaso, umilmente vestito, e ad avvicinarla alla piaga del costato, da cui l’apostolo sembra essere irresistibilmente attratto, un gesto che crea un profondo legame concreto – il dito nella ferita – e spirituale fra i due, evocando il cuore di Cristo, quindi il suo amore. L’osservatore è così portato ad immedesimarsi in Tommaso, mentre la scena è osservata, con attenzione, da Pietro, alle spalle di Gesù, sulla destra. Rispetto al modello caravaggesco, il dipinto di Strozzi si caratterizza in particolare per i colori caldi, che rendono “vivo” il corpo e il volto del Risorto, inondati di luce.
V.P.