Ritrovare il filo del dialogo
Giovani e chiesa, traguardi raggiunti e nuove sfide
di Luigi Lamma
Se c’è un tempo per ogni cosa c’è anche quello per celebrare traguardi importanti che assumono significati particolari per il radicamento di una realtà nel territorio o per il valore dell’esperienza realizzata o, perché no, per entrambe le condizioni. Se si guarda al diffuso impegno educativo della chiesa carpigiana allora non possono sfuggire due eventi previsti nel mese di aprile dedicati al 25° del Centro Hip Hop (19 aprile) ed al 20° del Centro Up-prendo (13 aprile), due realtà sorte e cresciute all’interno degli ambienti della Fondazione Aceg promosse dall’associazione Effatà Ets. Si tratta in realtà di due convegni proposti alla comunità cittadina con l’obiettivo di condividere il percorso compiuto e di fare emergere “la forza della rete territoriale” ovvero del coinvolgimento di tutte le istituzioni che hanno responsabilità nella formazione dei giovani a cominciare dalla scuola. L’insieme di passione e professionalità, di fedeltà alla propria vocazione e di capacità di aggiornamento ha reso possibile il realizzarsi di un’autentica sussidiarietà, un virtuoso rapporto tra pubblico e privato sociale che, gli stessi rappresentanti politici intervenuti nelle scorse settimane su queste colonne, hanno indicato come unica via per dare risposte ad adolescenti e giovani. Anche a livello ecclesiale è opportuno prendere coscienza di questa “missione” affinchè le buone pratiche si diffondano con proposte coraggiose aperte a tutti oltre al già meritevole servizio svolto attraverso le associazioni.
D’altra parte è la stessa Chiesa in Italia che ha messo in agenda come priorità “i segnali che giungono, in modo inedito, dal mondo giovanile”. “Non dimentichiamo – si legge nella prolusione del presidente della CEI cardinale Matteo Zuppi al recente consiglio permanente – che ha sofferto più di altre generazioni le conseguenze psicologiche e sociali della pandemia e mostra ora diversi sintomi di un disagio esistenziale segnato da un futuro avvolto nell’incertezza e da un presente avaro di punti di riferimento. La Chiesa in Italia avverte questa fatica dei ragazzi e dei giovani e desidera farsi carico della loro attesa di sentirsi ascoltati e capiti nelle istanze, nei sogni e nelle sofferenze che esprimono in forme non sempre lineari ma che vanno accolte come segnali per ritrovare il filo di un dialogo. La loro è una presenza in continuo cambiamento che esprime domande profonde e una ricerca di autenticità e di spiritualità cui occorre offrire una risposta credibile, non vittimista ma vicina, non precaria ma stabile, sapendo andare oltre incomprensioni, pregiudizi e schemi interpretativi non più attuali”. L’urgenza, dunque, non deriva solo dal drammatico abbandono della partecipazione alla messa come evidenziato dalle più recenti indagini socio-religiose ma piuttosto dall’urgenza riaprire canali di comunicazione, di ascoltare e capire adolescenti e giovani “per ritrovare il filo di un dialogo” necessario per tutti.