Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto
La diocesi di Carpi legge il Vangelo - Vangelo di domenica 14 aprile 2024
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate (…)». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. (…) Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
A cura di Diego Budri e don Antonio Dotti, Settore Apostolato Biblico della diocesi di Carpi
Lc 24,35-48 Lectio
24,35: Di ritorno da Emmaus a Gerusalemme, i due discepoli trovano la comunità riunita e si comunicano le esperienze che hanno vissuto. Fu una condivisione reciproca dell’esperienza della Risurrezione, come avviene anche oggi quando le comunità si riuniscono per condividere assieme e celebrare la loro fede, la loro speranza ed il loro amore. 24,36-37: È in questo momento che Gesù, di nuovo, si rende presente in mezzo a loro. È il saluto più frequente di Gesù Risorto nei vangeli “La Pace sia con voi!”. Ma i discepoli, vedendo Gesù, si spaventano e non lo riconoscono. Dinanzi a loro c’è Gesù in persona, ma loro pensano di vedere uno spirito, un fantasma, cioè una persona morta. Non riescono a credere. 24,38-40: Gesù fa due cose per aiutare i discepoli a superare lo spavento e l’incredulità. Gesù mostra le mani ed i piedi, perché in essi c’è il segno dei chiodi. Il Cristo Risorto è proprio Gesù di Nazareth, lo stesso che fu appeso alla Croce. Poi ordina di toccare il suo corpo, perché la Risurrezione è risurrezione di tutta la persona, corpo ed anima. La Risurrezione non ha nulla a che vedere con la teoria dell’immortalità dell’anima, che svaluta la corporeità, insegnata dai greci (platonismo). 24,41-43: Ma non basta! Luca dice che non riuscivano a credere perché inondati di gioia. C’è pure quindi un problema di squilibrio emozionale. Gesù mangia dinanzi a loro, per aiutarli a superare ogni difficoltà ad accogliere la Sua Risurrezione. 24,44-47: La maggiore difficoltà di ogni generazione cristiana è infatti quella di accettare il crocifisso come il Messia promesso, poiché la legge insegnava che una persona crocifissa era “maledetta da Dio” (Dt 21,22-23). Gesù vuole confrontarsi con ciò che era già scritto nella Legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi: Gesù il crocifisso Risorto, vivo in mezzo a noi, è la chiave per aprire ai Suoi discepoli il significato di tutta la Sacra Scrittura. 24,48: in questo ordine finale è racchiusa tutta la missione delle comunità cristiane: essere testimoni della Risurrezione di Cristo, in modo che sia manifestato a tutti l’amore di Dio che ci accoglie e ci perdona, attraverso la testimonianza (fraterna) dei Suoi discepoli e discepole.
Meditatio
A volte, l’incredulità e il dubbio si annidano nel cuore e indeboliscono la certezza che la fede ci dà nei riguardi della presenza del Risorto nella nostra vita. Hai vissuto questa esperienza qualche volta? Come l’hai superata? La nostra missione è quella di essere testimoni dell’amore di Dio rivelato in Gesù. Mi sento testimone di questo amore? Cosa può dimostrarlo?
Oratio
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: che cosa è l’uomo perché Tu te ne ricordi? E il figlio dell’uomo: perché te ne curi? (Salmo 8)
Contemplatio
Fermiamoci come battezzati un momento a riflettere sul dono grande della speranza nella Risurrezione di Gesù. Egli ci precede, si fa presente e ci accompagna: che esistenza possiamo vivere di fronte alla consapevolezza che non andremo persi ma siamo già immersi nella realtà definitiva? Cerchiamo la Verità e le verità della nostra vita e della realtà, non ci fermeremo a ciò che ci fa comodo.
Fractio
“Aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24, 45): abbiamo questa intelligenza in virtù della Pasqua, camminiamo con questa luce.
L’opera d’arte
Piero della Francesca, Resurrezione (1463-65), Sansepolcro, Pinacoteca Comunale. Fra le non numerose raffigurazioni della Resurrezione di Cristo – la “straordinarietà” dell’evento, infatti, non lo rende facilmente traducibile in immagini – spicca il celeberrimo affresco di Piero della Francesca. Si trovava in una sala del palazzo del comune di Sansepolcro, città natale dell’artista, e l’iconografia tradizionale della Resurrezione è collocata in un contesto stilistico nuovo.
La scena è ambientata oltre un’immaginaria finestra, incorniciata da due colonne, un basamento e un architrave. All’interno di una composizione rigorosamente geometrica, Cristo è al vertice di un triangolo che va dalla base del sarcofago all’aureola. Uscendo dal sepolcro, la sua figura solenne e ieratica, ispirata a modelli antichi, divide, per così dire, in due parti il paesaggio: a sinistra, invernale e morente; a destra, primaverile e portato a nuova vita. Da notare, fra i dormienti alla base del sepolcro, il soldato senza elmo al centro, molto probabilmente un autoritratto di Piero della Francesca: dietro di lui vi è la base del vessillo vittorioso retto da Cristo, quasi a porre il pittore sotto la protezione del Risorto.
V.P.